14 giugno 2016 16:15

A Londra, vent’anni fa, ci venivo per andare all’Astoria. Era lo storico locale di concerti e serate in cui si sono esibiti tra gli altri i Radiohead, i Nirvana, gli Smashing Pumpkins. Anche se però io ci andavo soprattutto per la sera del sabato che si chiamava G-A-Y, una luccicante fabbrica di musica commerciale in cui ballavo su tutte le novità del pop remixate a ultra velocità e mi godevo le apparizioni sul palco di Kylie Minogue e Britney Spears.

Oggi, che sono diventato grande, a Londra ci sono venuto a vivere soprattutto per i miei figli e in discoteca non ci metto più piede. Ma tanto sembra che nel frattempo anche Londra sia diventata grande, talmente grande che i trasporti sono più importanti della musica pop. L’Astoria è stato demolito nel 2009 per lasciare spazio alla nuova stazione del Crossrail, la linea ferroviaria suburbana che dal 2018 collegherà l’area metropolitana da est a ovest.

Non si tratta di un caso isolato: nel Regno Unito si assiste a una vera moria di discoteche e locali per concerti. Uno studio commissionato dalla Association of licensed multiple retailers (Almr) ha rivelato che in dieci anni il numero di discoteche e locali del paese è praticamente dimezzato, passando da 3.144 nel 2005 a 1.733 nel 2015. Dietro al declino della scena club c’è senza dubbio un cambio di abitudini in generale, prima tra tutte l’aumento della qualità e dell’offerta dell’intrattenimento domestico: “Quante persone escono per andare in discoteca a rimorchiare, quando tutta la città è a disposizione su Tinder?”, si chiede la columnist del Guardian Eva Wiseman.

Bar, locali di musica dal vivo e discoteche sono un elemento vitale dell’economia londinese

A Londra, però, il fenomeno sembra particolarmente legato allo sviluppo edilizio e in alcuni casi alla bolla immobiliare. Oltre all’Astoria, famosi locali come Bagley’s, The Cross, Velvet Rooms, Cable hanno dovuto cedere il posto, gli scorsi anni, ai lavori di riqualificazione delle aree in cui sorgevano. Altri invece hanno fatto la fine del leggendario Turnmills, prima discoteca britannica aperta 24 ore su 24 e considerata da molti la culla della musica dance europea, sfrattata alla fine del contratto e sostituita da un edificio per uffici. In alcuni casi, come quello di The End e l’annesso bar Aka, nel West End, sono gli stessi proprietari che hanno ceduto a un’offerta irrinunciabile da parte di costruttori che volevano rilevare l’isolato.

“Bar, locali di musica dal vivo e discoteche portano un importante contributo alla città”, scrive Ben Rogers su New Statesman, “e sono un elemento vitale dell’economia londinese. Se tanti giovani di talento decidono di venire a vivere a Londra è in parte per via di quello che succede quando cala il sole. Se i turisti che arrivano a Londra sono sempre di più – la capitale è ormai la città più visitata al mondo – è sì per visitare Oxford street, Buckingham palace o il British museum, ma anche per andare a teatro, a bere nei bar o a ballare fino all’alba. L’importanza dei locali e delle discoteche di Londra va ben oltre il semplice contributo economico: questi luoghi sono l’indispensabile terreno da cui nascono l’arte e la creatività londinese”.

Insomma, la sete di guadagno immobiliare che attanaglia la capitale britannica sta soffocando le discoteche, creando un danno non indifferente alla città. Ora però i clubber londinesi potrebbero aver trovato un nuovo paladino: seguendo l’esempio di Amsterdam e Toronto, il neosindaco Sadiq Khan ha annunciato che nominerà un “sindaco della notte” incaricato di proteggere la vita notturna e le discoteche della città. Una promessa della campagna elettorale che Khan sembra intenzionato a mantenere già nei prossimi giorni, insieme alla decisione di far pagare i costi dell’insonorizzazione dei locali ai costruttori dei nuovi edifici circostanti, in modo da non incidere sulle finanze di discoteche e bar e da rendere più difficile l’abbattimento di luoghi considerati d’interesse “storico” per la vita notturna londinese.

“Non voglio che i nostri cittadini più giovani e creativi debbano andare ad Amsterdam, Berlino o Praga per divertirsi”, ha detto Sadiq Khan in un’intervista a Dazed & Confused. “Voglio possano godersi la vita nella città che amano, invece di punirli e spingerli a portare la loro creatività e la loro imprenditorialità all’estero solo perché lì sono accolti meglio”. E sulle piste da ballo deserte nasce la speranza che il nuovo sindaco possa far tornare Londra a ballare.

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