14 luglio 2017 15:33

Dopo tanti anni di risposte, c’è una domanda che vorresti fare tu? –Riccardo

Joan è un bambino di sei mesi che abita a Barcellona con le sue mamme, Laura e Chiara. Fin dalla nascita va in piscina una volta a settimana. “La piscina è lontana e gli orari sono scomodi, ma a lui piace così tanto che per vederlo felice saremmo pronte a scalare l’Everest in ciabatte”, mi ha raccontato Laura. “Appena lo mettiamo in acqua sorride, dovresti vederlo come nuota col suo costumino blu che gli va un po’ largo. L’unica volta che ha pianto ho estratto la mia arma magica e l’ho allattato in acqua. Non oso immaginare cosa direbbero le nonne se sapessero che gli abbiamo fatto fare il bagno a stomaco pieno!”.

Joan ha una vita normale, soprattutto se si considera che è un fantasma. Per lo stato italiano, che vista la nazionalità delle mamme è il suo paese, Joan non esiste. Non ha documenti d’identità, non può uscire dalla Spagna, non può iscriversi al nido o avere un medico di base. Questo perché il sindaco di Perugia Andrea Romizi, ignorando tutte le sentenze sulla tutela del superiore interesse del minore (compresa quella della cassazione), si rifiuta da mesi di trascrivere il certificato di nascita di questo bambino, colpevole di avere due mamme. E lo lascia nella condizione di apolide.

Ed ecco la domanda a cui da giorni non trovo risposta: sindaco Romizi, esattamente in che modo Joan, piccolo delfino con il costumino blu, farebbe tremare l’ordine pubblico in Italia?

Questa rubrica è stata pubblicata il 14 luglio 2017 a pagina 14 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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