10 settembre 2018 15:54

Quando passerà l’imbarazzante abitudine di mio figlio di due anni di parlare spesso della sua cacca? Aiuto! –Giorgia



Potrei trascinarti in una noiosa discussione sulla fase anale prevista dal modello freudiano, con tanto di citazioni tipo: “Il bambino prova interesse per i propri escrementi, tanto da considerarli come un dono per la madre”. Ma me la sbrigo più facilmente: tuo figlio attraversa una fase passeggera che presto finirà. Eppure potrebbe non smettere di parlare di cacca, visto che nell’industria dei giocattoli è in atto un’inquietante tendenza scatologica.

Il primo che ho visto è un gioco di società che si chiama Attenzione allo sciacquone. Sottotitolo: “Chi eviterà lo schizzetto del gabinetto?”. Sullo stesso genere ci sono i Flush force (l’armata dello sciacquone): il bambino versa acqua in un water in miniatura per scoprire quali escrementi contiene. Resti di tacos, hamburger semidigeriti o cioccolatini dall’aspetto sospetto, tutti da collezionare.

Negli Stati Uniti sono ancora più avanti: ispirandosi al successo dell’emoji della cacca – che, ammettiamolo, è la vera responsabile della legittimazione delle feci – un produttore di giocattoli ha creato i 
Poopsie, una linea di deliziose cacchette color pastello che sfoggiano occhiali da sole, diademi o cappellini fioriti. Ma la vera chicca è il Baby unicorn surprise: un terrificante ibrido tra Cicciobello e My little pony che mangia porporina e defeca una sostanza appiccicosa color arcobaleno. Penso che quando avrai a che fare con la cacca di unicorno, rimpiangerai i giorni in cui l’unica di cui sentivi parlare era quella di tuo figlio.

Questa rubrica è uscita il 7 settembre 2018 nel numero 1272 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati

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