06 maggio 2019 15:49

Le mie figlie di otto e dieci anni vanno matte per i loro coetanei youtuber ma io li trovo inquietanti: perché i loro genitori permettono a dei bambini di esporsi così tanto? –Nicoletta

Quello dei giovani youtuber è un fenomeno in piena ascesa. Ragazzini e ragazzine che si fanno riprendere mentre giocano ai videogiochi, mentre fanno scherzi più o meno divertenti, mentre creano un nuovo tipo di slime o semplicemente mentre vivono la loro vita quotidiana. E poi ci sono i kidfluencer, le piccole star di Instagram che dettano legge su abbigliamento e giocattoli. Perché i genitori gli permettono di esporsi così? Perché i loro video, che cominciano come un gioco, quando diventano virali possono rivelarsi un affare lucroso, grazie alla condivisione dei proventi delle pubblicità che Youtube offre ai suoi iscritti.

In cima alla classifica degli youtuber più pagati del 2018 c’è Ryan, sette anni, che con il suo canale “Ryan’s Toysreview” ha incassato 22 milioni di dollari. Non c’è nulla di male a postare video di un bambino che gioca, ma un articolo del Guardian intitolato “Non è un gioco se stai guadagnando” racconta che negli Stati Uniti sempre più esperti legali ed ex bambini prodigio chiedono che questa forma di lavoro minorile sia tutelata, come succede per il cinema e la tv. E la stessa tutela dovremmo garantirla noi genitori dei piccoli telespettatori: se la tv offriva una certa forma di controllo sui contenuti, con Youtube dobbiamo essere noi a decidere cosa guardano i nostri figli e orientarli verso video che riteniamo educativi o comunque non nocivi.

Questo articolo è uscito nel numero 1305 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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