13 agosto 2020 16:13

Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.

Sono una trentottenne bisessuale che da otto mesi a questa parte va a letto con un collega sposato. Siamo uno stereotipo vivente: io infermiera, lui dottore che una sera mi riversa addosso mille informazioni private sul suo matrimonio (niente sesso, poco amore, lei forse lesbica) per poi chiedermi il permesso di baciarmi. Ho declinato. Tre mesi e tanti messaggini dopo, ci vediamo per bere qualcosa. Senza rendercene conto cominciamo a innamorarci, e a passare insieme tutto il tempo che ci riesce. Pur essendo lui sposato e con figli, è una delle migliori relazioni che ho avuto da adulta. Mi ama in un modo che mai avrei immaginato possibile. (Apprezza perfino le mie rotondità da covid-19). Il problema evidente è che è sposato, con una moglie che a quanto pare non si rende conto di quanto il loro rapporto lo renda infelice. I nostri incontri devono combaciare con il suo orario di lavoro e le bugie che racconta alla moglie. Io sono sempre più gelosa del tempo che passa con lei, e per il fatto che non può passarne di più con me. Vorrei che facesse i conti i suoi problemi di coppia e che tentasse di parlare alla moglie con sincerità, per capire se tra di noi esiste un futuro. La mia domanda: come faccio ad affrontare il discorso senza farlo sembrare un ultimatum? Io lo adoro, e non penso che sul suo matrimonio mi racconti bugie. Ma vorrei tanto che potessimo vivere questa relazione con più libertà. Sono felicissima di aver finalmente trovato una persona che quando stiamo insieme mi tratta così bene, ma al tempo stesso ho il cuore a pezzi perché il nostro amore è costretto a vivere nell’ombra. Per lui ci sono solo vantaggi: può avere la moglie, i figli, la sua “vita vera” e anche me. Io invece non posso neppure scrivergli o chiamarlo quando mi va, e non posso certo contare su di lui in caso di emergenza. Voglio che tra noi due funzioni, Dan, e nemmeno pretendo che divorzi, perché ho paura che poi me ne vorrebbe, anche se sinceramente lo preferirei. Cosa devo fare?

– Outside The Home Exist Romance

Cosa sei disposta ad accettare, OTHER?

Se non puoi vivere senza il dottor Sposato, e puoi averlo solo alle sue condizioni – condizioni che lui ha stabilito fin dall’inizio, pensate per tenere all’oscuro la moglie – allora devi accettarle. Puoi vederlo solo in orario d’ufficio, non puoi telefonargli e non puoi scrivergli, e se fuori dall’orario di ufficio hai un’emergenza sono fatti tuoi. Ma aver accettato le sue condizioni all’inizio non significa che tu debba rispettarle in eterno. Le condizioni si possono ridiscutere. Finché però non vorrai dargli un ultimatum, OTHER, il dottor Sposato non avrà alcun incentivo a rinegoziare il rapporto.

Allargando un po’ l’inquadratura: ricevo in continuazione lettere di donne che mi chiedono come dare un ultimatum senza farlo sembrare tale. Di lettere del genere scritte da uomini non ne ricevo molte, per ragioni valide e meno valide: la società insegna agli uomini che ciò che vogliono gli è dovuto, si complimenta con loro quando lo pretendono ed è di conseguenza più facile che lo ottengano.

Per ottenere ciò che vuoi, OTHER, dovrai comportarti da maschio: pensare che tutto ti è dovuto, agire di conseguenza e avanzare pretese. E dovrai essere disposta a parlare, nonché a sfruttare Il vantaggio che effettivamente hai (la tua presenza nella vita del dottor Sposato), oppure niente cambierà. Finora la sua situazione famigliare ti ha imposto di vivere nell’ombra per poterlo frequentare, e fino a un certo punto ti è forse pure andata bene così. Ora però non ti va più bene, e il dottor Sposato deve capire che se le cose non cambiano – se non le cambia lui – finirà per perderti.

Esistono vie di mezzo tra il divorzio, la situazione che vorresti tu e la totale assenza di cambiamento. La moglie del dottor Sposato sarà certo cosciente che dal loro rapporto mancano sia il sesso sia l’amore – ammesso che lui ti abbia detto la verità – e se davvero è lesbica, beh, allora forse non le dispiacerebbe avere a sua volta la libertà di frequentare altre donne. (O meglio di frequentarle alla luce del sole: per quel che ne sappiamo, magari un po’ di fica di straforo se la procura già). Se vogliono rimanere insieme per i figli, se hanno un rapporto costruttivo, che funziona senza troppi conflitti e con un certo affetto, e se fosse possibile frequentarti apertamente, senza arrivare al divorzio, allora forse quelle condizioni potresti accettarle.

Illustrazione di Francesca Ghermandi

Sono un bisessuale sposato con una donna. Abbiamo due figli piccoli. In questo momento io e mia moglie stiamo affrontando alcuni problemi del nostro rapporto, a causa dei quali lei non ha voglia di fare sesso con me, e da un anno e mezzo siamo sostanzialmente asessuati. Ci stiamo lavorando. Da quando abbiamo smesso di fare sesso, ho iniziato a usare le sue mutandine per masturbarmi. Lavorando da casa sbrigo un sacco di faccende domestiche, tra cui il bucato. Ogni due settimane prelevo dalla cesta due paia di sue mutandine. Con uno mi masturbo, mentre l’altro lo annuso. Mi piace la sensazione della stoffa, e mi eccita sapere che è stata in contatto con la sua fica. Mi fa sentire molto vicino a lei. Alla fine eiaculo nelle mutandine, dopodiché le sciacquo e le lavo. Faccio sempre molta attenzione a non macchiarle né rovinarle. Lo faccio per sentire un po’ di più il legame sessuale con lei. A farmelo rizzare non è l’idea che indossi le mutandine in cui sono venuto, ma di venire nelle mutandine che ha indossato. Ho però paura, in questo modo, di farle violenza, cosa che non vorrei. So che se lo facessi con le mutandine di una sconosciuta, o di una persona che conosco ma con cui non ho rapporti intimi, sarebbe nel migliore dei casi inquietante, e nel peggiore un reato sessuale. Ma lei è mia moglie, e nonostante il momento difficile stiamo tentando di riavvicinarci. Ti sembra un modo accettabile di godere mentre lavoriamo sul rapporto? Oppure è un abuso?

– Wonders About Nuzzling Knickers

Sono combattuto, WANK.

Se voi scopaste, forse a tua moglie farebbe piacere sapere che dopo tanti anni e due figli sei ancora così pazzo di lei da nasconderti in lavanderia ad armeggiare con le sue mutandine sporche. Solo che voi non scopate, e attraversate un momento di difficoltà per ragioni che non dici. Devi quindi chiederti se il tuo vizietto, qualora lei dovesse scoprirlo, non diventerebbe un ulteriore ostacolo. Se pensi di sì – se tua moglie, mettiamo, non volesse più scopare con te perché sente che non rispetti le sue opinioni, i suoi limiti, la sua autonomia, eccetera – allora il rischio (quello di danneggiare ulteriormente il rapporto) dovrebbe pesare più della ricompensa (svuotarti temporaneamente lo scroto).

Ciò detto, WANK, se masturbarti con le sue mutandine – senza rovinarle né macchiarle – ti aiuta a rimanere fedele in questa fase asessuata del matrimonio, e a tenere viva l’attrazione per lei in un momento difficile, beh, si potrebbe anche sostenere, razionalizzando, che tua moglie ne trae vantaggio. E non si tratta di mutandine rubate – non sono quelle di una sconosciuta o di una coinquilina – ma di quelle che lei ti dà da lavare. Che tu ne tragga un momento di piacere prima di infilarle nella cesta della biancheria o in lavatrice può forse essere catalogato, in modo un po’ egoistico, alla voce “occhio non vede, cuore non duole”.

Se però pensi che tua moglie potrebbe considerarlo un abuso – e secondo me lo pensi, WANK, perché è di quello che mi chiedi, non di lei – allora forse ti conviene darci un taglio.

Domanda al volo: perché sposarsi? Sono una lesbica di 29 anni che a 26 si è sposata con una donna e a 28 ha divorziato. È stato un matrimonio di basso profilo, ma abbiamo comunque dichiarato davanti a parenti e amici che avevamo intenzioni serie, loro ci hanno fatto gli auguri, comprato regali e dato soldi. Quando ho capito che era stato un grosso errore (abbiamo fatto le cose di fretta, ignorando enormi incompatibilità), mi sono sentita in colpa per tutte le ragioni che accompagnano la fine di un rapporto, Dan, ma anche perché mi è sembrato di deludere gli amici, i parenti e gli omosessuali tutti. So che parlo da persona scottata, ma sono seria: Perché farlo? Perché sposarsi? Perché fare una scelta che aggiunge tanto stress e tanta pressione alla fine di un rapporto, che magari si sarebbe esaurito naturalmente come prima o poi capita a quasi tutti i rapporti?

– Marriage-Averse Dyke

Risposta al volo, MAD: ci si sposa per amore, idealmente, almeno oggi, e non sempre è stato così. (Lettura consigliata: Marriage, a history, di Stephanie Coontz). Ma a volte penso che la gente si sposi per le stesse ragioni per cui secondo te non dovrebbe, MAD: perché lo stress che comporta la fine di un matrimonio – e la relativa pressione a rimanere sposati – spesso spinge la coppia ad affrontare difficoltà momentanee. Va da sé che la pressione può anche far rimanere insieme due persone che in realtà non dovrebbero più stare insieme – o che non avrebbero mai dovuto, MAD, come te e la tua ex moglie – ma a volte la coppia tiene duro per evitare l’imbarazzo, i costi e i drammi di un divorzio, e con il passare del tempo si ritrova sinceramente felice di averlo fatto. Forse il matrimonio non equivale alla promessa di rimanere insieme per sempre, MAD, ma di pensarci anche più di due volte prima di separarsi.

(Traduzione di Matteo Colombo)

Savage love è una rubrica di consigli sessuali e di coppia pubblicata su The Stranger.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it