16 settembre 2014 15:30

*Maggie De Block, segretario belga all’asilo e all’immigrazione, visita il Centro di identificazione ed espulsione Caricole, a Steenokkerzeel, il 25 aprile 2012. (Laurent Dubrule, Reuters/Contrasto)

  • Il 25 maggio i belgi sono andati alle urne con due certezze: sarebbero partiti in vacanza senza vedere l’ombra di un governo federale; i nazionalisti fiamminghi avrebbero ottenuto un risultato tale da condizionare l’esito dei negoziati. Bella novità, mi direte voi, non era forse successa la stessa cosa nel 2010? E infatti le novità sono cominciate dopo. Per la prima volta dalla riforma istituzionale che nel 1993 ha introdotto il federalismo, il Partito socialista sembra destinato a passare all’opposizione a livello federale (intanto però si è assicurato la guida di due regioni su tre, la Vallonia e Bruxelles-Capitale). E per la prima volta da quando è nata nel 2001, la N-VA (Nuova alleanza fiamminga), il partito separatista guidato da Bart De Wever, sembra davvero pronta a far parte di un governo federale. Come azione di sabotaggio dell’unità del paese non poteva escogitare di meglio.

**Inedita è anche la coalizione **che potrebbe dar vita al prossimo governo, ribattezzata a seconda dei commentatori “svedese” (per i colori e i simboli dei partiti coinvolti), “kamikaze” (per la sua scarsa credibilità) o “bosniaca” (questa è del sempre eccellente Marcel Sel). Quattro i partiti al tavolo dei negoziati: oltre alla N-VA, ci sono altre due formazioni fiamminghe (i liberal-democratici dell’Open Vld e i cristiano-democratici del CD&V) e un solo partito francofono, i liberali dell’Mr, loro sì kamikaze, dato che tra i quattro hanno ottenuto il risultato peggiore.

Chi potrebbe sostituire Elio Di Rupo al 16, rue de la Loi, sede del governo federale? La nomina di un primo ministro separatista sembra una barzelletta a tutti, persino alla N-VA. I cristiano-democratici hanno ottenuto il posto che spettava al Belgio nella nuova Commissione europea (Marianne Thyssen sarà responsabile per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori), rinunciando a quello di premier. I prossimi nella lista sono i liberal-democratici fiamminghi, e infatti il nome che circola sempre più insistentemente è quello di Maggie De Block, vicepresidente dell’Open Vld.

Kroll, Le Soir del 31 luglio 2013

Sarebbe la prima donna premier nella storia del Belgio. Io mi auguro che non lo diventi, e non solo perché non ha l’esperienza necessaria. Dal 2011 a oggi De Block è stata responsabile per le politiche di asilo, immigrazione e integrazione sociale nel governo Di Rupo. In questi anni ha vantato spesso gli ottimi risultati raggiunti: più richieste di asilo respinte*, più ordini di espulsione, ripresa dei rimpatri forzati in Afghanistan, centri di accoglienza chiusi (non servono, i rifugiati li cacciamo subito!), introduzione di un “filtro medico” per scremare più rapidamente le richieste di permesso di soggiorno per motivi di salute, rafforzamento dei programmi di “ritorno volontario” (ovvero di rimpatrio forzato ma senza violenza).

Max Tilgenkamp, Le Soir del 20 agosto 2013

Il merito di questi risultati non è solo suo. De Block ha seguito una linea decisa dall’intera coalizione di governo, quindi anche dai socialisti (e infatti c’è chi ha deciso di lasciare un partito a tal punto snaturato). Ma rimane il volto ufficiale di una politica repressiva che per oltre tre anni ha alimentato la diffidenza verso gli stranieri. Rimane la persona che nel 2013, a un giornalista che le chiedeva se si sentisse responsabile della morte di un rifugiato ucciso dai taliban poco dopo il suo “ritorno volontario” in Afghanistan, rispondeva: “Ancora una volta ho rispettato la legge. L’uomo era scortato quando è rientrato in Afghanistan e le circostanze della sua morte non sono mai state chiarite. Non mi sento responsabile della morte di nessuno. Trovo sempre increscioso un decesso. Le ricordo che sono un medico. Ma non c’entro nulla. È come se accusaste il ministro della salute appena muore qualcuno in un ospedale…”.

*Questo post è stato modificato il 17 settembre in seguito all’osservazione di una lettrice: in percentuale le richieste di asilo respinte non sono aumentate durante il mandato di Maggie De Block. Un merito in meno!

Francesca Spinelli è giornalista e traduttrice. Vive a Bruxelles e collabora con Internazionale. Su Twitter: @ettaspin

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