23 novembre 2016 16:16

Tra i tanti ospiti importanti dell’ultima edizione del Lucca Comics, il più importante è stato forse Frank Miller. L’autore di Il ritorno del cavaliere oscuro (1986), opera che ha segnato un’epoca, è stato anche protagonista di un dibattito con Milo Manara nell’ultimo giorno del festival, oltre che di un bell’incontro a tu per tu con Zerocalcare. L’incontro è breve, ma in esclusiva. Molto gentile e cordiale, estremamente disponibile e curioso di tutto, ha lasciato sorpresi anche gli organizzatori della manifestazione che temevano il contrario a causa di problemi di salute, per fortuna in netto miglioramento.

Miller ormai è anche regista di film come The spirit, dal personaggio di Will Eisner, e soprattutto, insieme a Robert Rodriguez dell’adattamento della saga di Sin city. Ma prima di tutto, è l’autore di un’enorme quantità di romanzi a fumetti come la rivisitazione di Devil, di cui Panini Comics-Marvel ha appena approntato una riedizione, di Rinascita (1986), per i disegni di David Mazzucchelli, e di Devil. Amore e guerra (1986), per i davvero notevoli colori pittorici di Bill Sienkiewicz.

Dalla costola di Devil discende poi un personaggio anarchico come Elektra, creata da Miller e protagonista di due tra i migliori libri dell’autore, Elektra. Assassin (1986-1987), sempre con i disegni di Sienkiewicz, ed Elektra vive ancora, per i colori di Lynn Varley, appena riedito sempre da Panini-Marvel. E ancora Ronin (1983-1984), Give me liberty e Martha Washington (pubblicati entrambi da Magic Press) su disegni di Dave Gibbons (disegnatore del Watchmen di Alan Moore), ovviamente Batman. Anno uno su disegni di David Mazzucchelli, Batman. Il cavaliere oscuro colpisce ancora, il discusso Sacro terrore (2012, Bao publishing) sul fondamentalismo islamico, il capolavoro 300 (1998), e altro ancora, senza dimenticare Hard boiled, realizzato con un grande disegnatore concettuale postmoderno, Geoff Darrow. Intanto RW edizioni sta proponendo a fascicoli il terzo capitolo di Dark Knight, Cavaliere oscuro III. Razza suprema.

Una collisione di mondi
Anche Miller, come disegnatore, è andato gradualmente verso il concettuale. Influenzato dai creatori dei comic books, a cominciare da Jack Kirby, è stato anche profondamente ispirato dai più grandi disegnatori della linea latina, come gli argentini Alberto ed Enrique Breccia o gli italiani Sergio Toppi e Hugo Pratt. Tanto che in Il ritorno del cavaliere oscuro esiste l’isola Corto Maltese, citazione poi ripresa da Tim Burton nel primo dei suoi due Batman per il grande schermo. Come narratore Miller usa la satira, a volte più esplicita (Elektra Assassin), altre volte meno, non poche volte perfida, per mettere al centro delle sue storie la degenerazione della nostra società. E le donne poi sono spesso al centro delle sue storie. Ancora Elektra, oppure Martha Washington, protagonista di una distopia molto più attuale adesso (dopo la vittoria elettorale di Donald Trump) che in passato, dove l’autore mette al centro una giovane donna povera e nera.

A proposito di postmoderno concettuale e degenerazione della società contemporanea, particolarmente riuscita è l’operazione di adattamento cinematografico di Sin city. I Cahiers du Cinéma, solitamente non teneri con gli adattamenti cinematografici dai fumetti, nel 2005 recensirono molto positivamente il primo Sin city. La recensione era firmata da un critico nel frattempo divenuto direttore della rivista, ma il film piacque a diversi critici del mensile francese, che ne parlarono come di un’opera davvero nuova, capace di emanare una forza inattesa malgrado decalcasse letteralmente le singole vignette, fatto già in sé inedito. Le immagini del film (aspetto forse ancor più vero nel secondo adattamento), dietro una patina luccicante, esprimono una dimensione ipnotica profonda anche grazie a un lavoro molto interessante sulla profondità di campo e alla recitazione ispirata, avvolgente, in particolare nell’uso della voce fuori campo.

Nei disegni di Miller c’è qualcosa di prossimo all’arte contemporanea, e qualcosa di arcaico, vicino ai disegni dei vasi dell’antica Grecia

“Non è un adattamento cinematografico”, spiega Frank Miller. “Fin da subito Robert Rodriguez mi disse che non voleva fare un adattamento cinematografico. E molto del successo critico del film è merito suo. È stato come andare a scuola di cinema dove mi è stata data una serie di giocattoli, ma è più giusto chiamarli strumenti, che mai avrei immaginato. Alla fine la maniera in cui abbiamo lavorato era un po’ quella di due bambini”.

Eppure guardando i disegni delle sue storie si nota una chiara stilizzazione: c’è qualcosa di prossimo all’arte contemporanea, più o meno postmoderna, e qualcosa di totalmente arcaico, antico, vicino ai disegni dei vasi dell’antica Grecia. “Quello che volevo fare era proprio provare a creare una collisione tra questi due mondi. I miei spartani, gli spartani che ho ricreato, sono molto romanticizzati, i miei persiani sono invece caricaturali, molto ‘cartoonizzati’, tutto per semplificare l’opposizione tra libertà e tirannia. Sembra quasi un’incredibile ingenuità. Però ha funzionato. Ma quello che ho raccontato, la battaglia delle Termopili, è il momento in cui è stata salvata la civiltà contemporanea: questa piccola città-stato greca ha salvato in qualche modo tutto quello che esiste oggi”.

Per esempio anche Trump, che sembra la versione antipatica di Marv, il protagonista di Sin city (nel film interpretato da Mickey Rourke): un uomo che soffre della sua mostruosità mentre Trump ne è felice. Ride. “Io sono impazzito quando ho visto la maniera in cui si aggirava durante il dibattito e si era appollaiato sopra Hillary, sembrava un bulletto di una scuola elementare”.

Hillary Clinton, la prima donna (sconfitta) candidata alla presidenza degli Stati Uniti, ci dà lo spunto per parlare dei personaggi femminili dei suoi fumetti, della loro dimensione romantica nascosta: da Elektra a Martha Washington, passando per le tante figure femminili di Sin city, senza dimenticare che nel terzo Batman c’è il ritorno di Wonder Woman. C’è da chiedersi se Miller non abbia voglia di realizzare un graphic novel più specificamente romantico, sempre alla sua maniera ovviamente. “Sì. In fondo già tutti gli episodi di Sin city sono storie d’amore. Diciamo la verità: ho proprio intenzione di realizzare una storia d’amore in cui non ci siano armi, pistole o fucili, e probabilmente questa storia sarà ambientata a Sin city. Insomma, una Sin city senza armi, se puoi pensare che sia possibile”.

E questa è senz’altro una bella notizia. È arrivato il momento di accomiatarsi da questo grande autore, non prima di raccontargli di aver scoperto Il ritorno del cavaliere oscuro, e con esso il suo lavoro, su Corto Maltese, la rivista che portava il nome del leggendario personaggio di Hugo Pratt: un grande amore, gli dico senza pudore, mi aveva fatto scoprire un nuovo grande amore. Al nome di Hugo Pratt gli occhi di Miller, dolci e pieni di meraviglia come pochi, s’illuminano. Più tardi citerà nuovamente dal palco di Lucca il maestro di Malamocco come esempio della grandezza del fumetto italiano.

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