22 giugno 2016 10:46

Secondo un cliché, forse superato forse no, se gioca l’Italia l’italiano medio vuole stare a casa a vedere la partita; proseguendo con i cliché, la fidanzata media dell’italiano medio gli rinfaccia proprio quella sera: “Non mi porti mai al cinema o al ristorante”.

Be’, buone notizie per chi gestisce i cinema e i ristoranti: Italia-Irlanda, la partita di stasera, non ha nessuna importanza. Almeno per l’Italia: comunque finisca il match gli azzurri si qualificano al primo posto del loro gruppo. Quindi, italiani medi, prenotate un tavolo in trattoria: è la volta buona.

L’autoironia che manca ai divi

Ma non perdetevi l’Islanda, che gioca oggi pomeriggio alle sei. Ci sono tanti motivi per seguire la cruciale partita della più piccola nazione presente a questi Europei. Ed è difficile non simpatizzare o anche tifare per chi è più piccolo: se vi siete scocciati di Italia, Francia, Juventus e Real Madrid potreste appassionarvi a questa squadra che, alla sua prima partecipazione a una competizione internazionale, è riuscita ad attirare l’attenzione fin da subito, quando ha fermato il Portogallo.

Dopo quella partita, finita 1-1 con dispetto dei portoghesi, Cristiano Ronaldo s’è rifiutato di scambiare la sua maglia con il capitano degli islandesi, Aron Gunnarson. Non è stato gentile, il calciatore più ricco del mondo, e la cosa ha fatto parlare (non bene) di lui. Gli islandesi, per tutta risposta, hanno fatto una colletta e hanno comprato una maglia di Ronaldo per Gunnarson. Humour islandese? Il gesto ci rammenta se non altro che sul calcio e nel calcio sarebbe bene poter scherzare un po’ di più.

Islanda-Austria: nell’Austria non c’è nessuno ricco come Ronaldo, neanche lontanamente, ma non è che negli ultimi mesi gli austriaci si siano attirati le simpatie dei paesi confinanti, specie in materia di immigrazione. Certo, l’Islanda può gestire con più facilità e meno scalpore i suoi flussi migratori visto anche che è difficile arrivarci in treno; ma è un paese che di recente ha badato molto alla propria immagine nel mondo, soprattutto per incrementare il turismo.

L’Islanda riesce a rappresentarsi come un paese allegro, pacifico, favoloso, e stasera le basta un pareggio

E se mediamente l’Islanda accoglie una sessantina di profughi all’anno, alla fine del 2015 è stata data risonanza alla petizione online di diecimila islandesi che offrivano ospitalità ad altrettanti profughi siriani. Il cuore d’oro degli islandesi ancora non ha trovato occasione di esprimersi, e non risulta che il numero di siriani in Islanda sia aumentato significativamente. Il New York Times ha scritto solo che migliaia di islandesi aprivano le porte ai profughi. Di certo il governo islandese, fra l’altro finito nell’occhio del ciclone poco tempo fa per via della questione dei Panama papers, ha se non altro un ottimo addetto stampa.

Un’azione del calciatore islandese Kolbeinn Sigþórsson durante la partita contro l’Ungheria, a Marsiglia, il 18 giugno 2016. (Eddie Keogh, Reuters/Contrasto)

E vabbe’. Ma non fa niente: sono anni che l’Islanda riesce a rappresentarsi come un paese allegro, pacifico, favoloso, e stasera le basta un pareggio per arrivare agli ottavi di finale tra le migliori terze. Se poi vince, rischia addirittura di finire al primo posto del gruppo.

Non male: a tutt’oggi l’Islanda è l’unica nazionale imbattuta nella storia delle fasi finali europee (due partite, due pareggi).

È una squadra solida e piacevole da vedere. Secondo alcuni è perché in patria i calciatori sono costretti fin da piccoli a tenere la palla a terra: da quelle parti c’è troppo vento e il gioco aereo è incontrollabile; inoltre – fa un po’ ridere ma è così – molti campi sono costruiti per ragioni climatiche vicino al mare. E se uno tira forte, alto e impreciso, addio pallone.

Quasi tutti gli islandesi, poi, conoscono personalmente almeno un giocatore della loro nazionale. O al massimo c’è un grado di separazione: ho chiesto a una mia amica islandese, Mattildur, se conosceva qualcuno di loro e naturalmente sì, Kolbeinn Sigþórsson era il fratello di una sua compagna di classe.

In Islanda i sogni dei ragazzini si avverano più spesso che altrove: un ragazzino nato lì che sogna di giocare in nazionale ha una probabilità su diecimila di realizzare il suo sogno; un italiano ne ha una su tre milioni.

L’Islanda ha un conto aperto con la Francia, sul piano sportivo: alle Olimpiadi di Pechino, nel 2008, la squadra di pallamano islandese fu sconfitta in finale proprio dai francesi. Sarebbe stato il primo oro olimpico per gli islandesi, che dovettero contentarsi dell’argento.

Per concludere, un dato curioso: in Islanda c’è il più alto tasso di nascite fuori del matrimonio nel mondo. Gli alcolici costano cari e prima di organizzare un matrimonio uno ci pensa, probabilmente. Di certo oggi l’islandese medio dirà alla sua fidanzata media: “Niente cinema, oggi tutto il paese si guarda la partita: Áfram Ísland!”.

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