14 gennaio 2013 11:13

“Ora datemi Bersani”. Dopo la sua performance nel duello con Michele Santoro il Cavaliere sprizza euforia, godendosi il successo. Il segretario del Pd, che finora ha ignorato il Cavaliere dandolo per spacciato, si schernisce cercando di evitare la trappola. Rifiuta il duello tv “perché Berlusconi non è candidato premier”.

Non c’è dubbio che Bersani (come molti italiani) ha sottovalutato la leggendaria capacità del settantaseienne di resuscitare. La convinzione del leader Pd di poter conquistare la maggioranza anche al senato sembra più un’autosuggestione che un dato di fatto. Non sarebbe la prima volta che la gioiosa macchina da guerra del Pd incespica.

L’infelice trasmissione di Santoro ha avuto l’effetto immediato di ringalluzzire le truppe scoraggiate e lacerate del Pdl. Il contagio dell’euforia si è fatto immediatamente sentire. Mariastella Gelmini si gode la resurrezione: “Basta depressi, il vento è cambiato. È tornato il Berlusconi che conoscevamo”. In poche settimane il Cavaliere potrebbe riuscire nel miracolo e portare il Pdl e la sua galassia di oltre venti piccole liste oltre la soglia del 30 per cento. E Berlusconi già accenna a una sua possibile candidatura al Quirinale.

Il controverso duello tv ha confermato in pieno la tendenza emersa finora nella campagna elettorale: attacchi a testa bassa contro Monti e la sua odiosa Imu, con promesse di abolirla “al primo consiglio dei ministri”. Populismo a piene mani. Già Bersani si adegua con la richiesta di una correzione della tassa sulla prima casa. E perfino il Professore non esclude un intervento sulla legge contestata.

La riforma costituzionale? Scomparsa nel nulla. Il federalismo e l’abolizione delle province? Finiti nel dimenticatoio. La giustizia? Acqua passata. Misure contro la casta, legge elettorale, riduzione del parlamento? Finite nel silenzio. Monti tra fuochi incrociati deve fare i conti con una netta perdita dei consensi. Il 70 per cento degli italiani non gli perdona la sua “salita” in politica. E il 12 gennaio, al congresso dei riformisti del Pd, il Professore ha corretto il tiro dopo la sua ostentata freddezza verso Bersani, sollecitando una collaborazione di tutti i riformisti.

La vera campagna elettorale comincerà dopo la presentazione delle liste e la scrematura dei simboli. E proseguirà sul solco tracciato dal dibattito tv su La7, del quale Francesco Merlo su La Repubblica ha fatto la sintesi più breve e azzeccata: “Santoro offriva la piazza e Berlusconi la occupava da piazzista”. Era l’ arena accuratamente preparata per due narcisi dall’autostima smisurata che - ognuno a modo suo - amano sguazzare nel populismo. Non era informazione, ma puro spettacolo.

Nello staff di

Servizio pubblico la delusione era palpabile. “Che dovevamo fare di più? Menargli?”, chiede Marco Travaglio sconsolato. No. Si poteva scegliere una soluzione più semplice: non invitarlo. Semplice, ma troppo ardua per chi soffre di protagonismo.

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