05 giugno 2014 12:23

È la regione dei duri e puri. Degli autoproclamati eredi della Serenissima. Degli indipendentisti che chiedono la secessione dall’Italia, paese inefficiente e corrotto. L’ironia del destino ha voluto che uno dei peggiori scandali di mazzette sommergesse proprio la laguna veneta.

Una metastasi di tangenti milionarie con 35 arresti e oltre cento indagati intorno al Mose, l’opera più costosa mai costruita in Italia, che finora ha divorato in 11 anni 5,5 miliardi di euro. Scandalo che i pubblici ministeri definiscono “peggio di tangentopoli” e che coinvolge noti politici, imprenditori, faccendieri, magistrati e un generale della guardia di finanza: tutti “totalmente asserviti al sistema criminale”.

Nell’occhio del ciclone c’è il Consorzio Venezia nuova, concessionario unico che ha potuto agire in completa autonomia e gestire la discussa opera senza appalti. Un’associazione a delinquere con tangenti per decine di milion di euro, stipendi in nero su conti esteri, assunzioni clientelari e fatture truccate.

E non meraviglia nessuno che tra gli indagati compaia anche l’ex parlamentare Marco Milanese, ex segretario di Tremonti già noto alle cronache giudiziarie. È un terremoto: agli arresti domiciliari il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni

del Pd, il cui comitato elettorale avrebbe ricevuto tra i 400mila e i 500mila euro. Richiesta di arresto per l’ex governatore del Veneto ed ex ministro Giancarlo Galan che avrebbe intascato un milione di euro all’anno e ottenuto il restauro della sua villa sui colli Euganei. Arrestato l’onnipotente assessore regionale alle infrastrutture, Renato Chisso, forzista, in consiglio regionale da un ventennio, uno che sguazza da decenni nel “sistema veneto”.

E che fa il governatore Luca Zaia davanti a questo mega scandalo? Il solerte leghista sospende i dipendenti della regione coinvolti e si limita a constatare uno “spaccato inquietante”.

La bufera sulla laguna è l’ennesima prova che in Italia grandi opere e corruzione sono un binomio inestirpabile. E dimostra l’assoluta urgenza di una legislazione severa ed efficiente per combattere il cancro della corruzione. Una cosa sembra

scontata: d’ora in poi per Zaia sarà più difficile sostenere che il Veneto sia “geneticamente diverso”.

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