13 ottobre 2014 11:57

Il rimpallo è l’ars italica per eccellenza. Ed è l’unica arte in cui politici e amministratori di tutti i colori eccellono ugualmente. Quello che è successo dopo il disastro di Genova l’abbiamo visto succedere negli ultimi decenni dopo ogni tragedia che ha sconvolto il fragile territorio della penisola, che ha il più alto tasso di consumo del suolo dell’Unione europea.

Da giorni, sui giornali e nei talk show assistiamo al carosello di accuse e controaccuse, nel quale ognuno cerca di scaricare le sue responsabilità.

Giustizia amministrativa e civile, comune e uffici tecnici, protezione civile e meteorologi, municipi e amministrazione provinciale giocano allo scaricabarile cercando di addossare le colpe del disastro agli altri.

A Genova sono emerse l’Italia peggiore e la meglio gioventù del paese: uno stato assente che non ha mandato soccorsi e la confortante presenza di ventimila giovani che spalano il fango e aiutano a ripulire negozi e appartamenti.

Il premier Matteo Renzi, di solito onnipresente, non è andato a Genova “per evitare inutili passerelle”, in realtà per scampare agli insulti ricevuti dal sindaco Marco Doria, che a tre anni dall’ultimo disastro potrebbe fare la stessa fine di Marta Vincenzi.

Renzi ha promesso di usare “la stessa determinazione per spazzare via il fango della mala burocrazia, dei ritardi e dei cavilli”, e di sbloccare due miliardi per i dissesti idrogeologici in Italia.

È ben noto che questi dissesti non sono solo naturali, ma sono in gran parte causati dall’uomo. Da migliaia di costruzioni abusive o erette in aree dove non si dovevano concedere licenze edilizie.

Alluvioni disastrose come quella in Sardegna sono il risultato di questa politica dissennata.

Negli ultimi decenni migliaia di sindaci di centro, destra e sinistra hanno firmato fiumi di licenze per motivi elettorali e clientelari. Nessuno di loro è finito in prigione.

Al contrario, è proprio grazie a queste illegalità che molti di loro si sono assicurati la rielezione.

Perché l’Italia è un paese dove l’illegalità a tutti i livelli si sta diffondendo in modo preoccupante. E dove la cementificazione selvaggia non sembra lasciare scampo al fragile territorio del bel paese.

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