27 marzo 2015 12:44

Si detestano a vicenda, ma per evitare una sconfitta bruciante sono condannati a un’alleanza difficile: a Silvio Berlusconi e a Matteo Salvini rimangono pochi giorni per decidere sulle coalizioni per le elezioni regionali di maggio. Salvini è tentato di rifiutare la mediazione, sostenendo di non avere bisogno di Forza Italia. Ma senza il partito dell’ex premier la Lega potrà vincere al massimo nel Veneto, dove, secondo i sondaggi, Luca Zaia avrebbe un vantaggio rassicurante.

Berlusconi ora alza l’asticella. Chiede alla Lega di rinunciare ai propri candidati Edoardo Rixi e Claudio Borghi – rispettivamente in Liguria e Toscana – per fare posto a Giovanni Toti e Deborah Bergamini. Ma per Berlusconi la gara più importante si gioca in Campania, l’unica regione governata ancora da Forza Italia. E per confermare Stefano Caldoro, il leader leghista dovrebbe rinunciare a schierarsi con la sua lista Noi per Salvini e accettare un’alleanza tra Forza Italia e il Nuovo centro destra del detestato Angelino Alfano, contro il quale lancia i suoi strali velenosi quotidianamente. Anche in Puglia, dove Berlusconi ha già abbastanza problemi con il ribelle ed ex governatore Raffaele Fitto, Salvini non dovrebbe presentare nessuna lista di disturbo. Nelle Marche Berlusconi potrebbe convergere sulla candidatura dell’ex presidente Gian Mario Spacca, proposta dal partito di Alfano.

Come si vede, i punti controversi sono parecchi e un accordo sembra difficile. Ma non finisce qui. Perché senza Forza Italia l’annunciata candidatura di Salvini a sindaco di Milano difficilmente potrà avere successo. E già si tocca un altro argomento spinoso. Senza peli sulla lingua Maurizio Gasparri ha minacciato di far cadere il governo di Roberto Maroni in Lombardia se Salvini dovesse boicottare un accordo sulle elezioni. E non sono gli unici guai per il populista.

Il 26 marzo sei parlamentari tosiani hanno abbandonato la Lega nord, che così perde il gruppo alla camera, che deve avere un minimo di 20 persone. Sono molti gli ostacoli che si oppongono alla marcia trionfale verso le elezioni sognata da Matteo Salvini. Il fanfarone politico dovrà moderare i propri toni per evitare una sconfitta. E per salvare la sua pelle sarà alla fine costretto a non tirare troppo la corda e a scendere a patti proprio con quelle forze politiche da lui additate come vecchie e logorate.

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