20 settembre 2002 00:00

La nuova dottrina americana si chiama “guerra preventiva”. Non serve ad anticipare un attacco e non si basa su informazioni precise. Ha lo scopo di giustificare un intervento contro una minaccia virtuale (in questo caso: l’Iraq di Saddam che potrebbe fornire armi di distruzione di massa ad al Qaeda).

Entusiasmo di Pechino e Mosca: potranno liberamente regolare i loro conti con Taiwan e la Georgia, anche se forse la guerra comprometterà i loro interessi petroliferi in Iraq. Gli europei, invece, non hanno parole. Il quotidiano francese Le Monde scrive che la posizione assunta nei confronti di Washington è spesso un indicatore del dibattito politico interno.

E non deve quindi stupire se Silvio Berlusconi dichiara al Tg3 che la cosa che più lo preoccupa dell’incontro con Bush a Camp David è l’eventuale presenza nel menù di piatti con la cipolla. -

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