13 novembre 2003 00:00

Sono giorni bui per la politica estera dell’Italia. Ha cominciato Silvio Berlusconi con la Cecenia: “Non continuiamo a diffondere leggende e guardiamo alla realtà dei fatti”, ha detto. Il premier italiano ha di nuovo tirato fuori la barzelletta (che non fa più ridere nessuno) sui giornalisti capaci di inventare tutto, perfino i massacri russi in Cecenia. Le possibilità sono due. O Berlusconi è all’oscuro di quello che succede laggiù – ma non possiamo crederlo – oppure l’appoggio al suo amico Putin passa sopra perfino alla verità. La sua affermazione è doppiamente grave: perché è il premier di uno dei più importanti paesi europei e perché è il presidente di turno dell’Unione. Sarebbe bene che anche a destra si levassero voci di dissenso e di critica, per questa frase grave e disonorevole. Mentre scriviamo, gli italiani morti a Nassiriya sono diciotto. Non sono tanti: sono troppi.

E dimostrano che se l’Italia è andata in Iraq per mantenere la pace, oggi è trascinata in una guerra cominciata da George W. Bush e Tony Blair.

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