27 gennaio 2005 00:00

“La globalizzazione fa pensare che tutte le questioni si stiano evolvendo in direzione di uno schema universale”, scrive lo storico Eric Hobsbawm. “Se i distributori di carburante, gli iPod e i maniaci dei computer sono gli stessi in tutto il mondo, perché non devono esserlo anche le istituzioni politiche?”. Ma quest’idea, sostiene Hobsbawm, non tiene conto della complessità del mondo. E del fatto che la parola globalizzazione ognuno la usa come preferisce. Le merci attraversano il pianeta in un baleno, le persone invece hanno bisogno di visti e permessi di soggiorno. Le nostre frontiere sono sempre più aperte, ma è solo un’impressione. Adesso si discute di quote per l’immigrazione anche in Francia: quote per paese o per grado di istruzione? Come se si potessero controllare o arrestare le migrazioni. Che andranno avanti e anzi aumenteranno finché il 20 per cento del pianeta continuerà a consumare l’80 per cento delle risorse.

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