30 novembre 2006 00:00

Negli stessi giorni in cui tutti i quotidiani del mondo sbattevano in prima pagina le accuse contro Vladimir Putin lanciate dall’ex agente segreto Aleksandr Litvinenko poco prima di essere ammazzato, l’infaticabile presidente russo era impegnato alla duma, il parlamento. Il suo partito è riuscito a far passare una serie di modifiche alla legge elettorale senza che quasi nessuno, all’estero, se ne accorgesse. Le modifiche, che tra l’altro consentono alle autorità di respingere le candidature di partiti o leader considerati “estremisti”, cancellano l’opposizione e mettono nelle mani del governo le elezioni del parlamento. Il politologo Nikolaj Petrov si è spinto a dire che è stato reintrodotto il modello sovietico di elezioni “decorative”. Mentre a Londra veniva ucciso un ex agente segreto, a Mosca si dava il colpo di grazia alla democrazia. E chissà se il mandante era lo stesso.

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