08 gennaio 2009 00:00

La sera del 27 dicembre, a poche ore dall’inizio degli attacchi aerei su Gaza, lo scrittore inglese John Berger ha spedito quest’email: “Siamo spettatori dell’ultimo capitolo del conflitto tra Israele e i palestinesi, cominciato sessant’anni fa. Sulla complessità di questo tragico conflitto sono state pronunciate miliardi di parole, in difesa di una parte e dell’altra. Ma oggi, con gli attacchi su Gaza, è diventato chiaro a tutti qual è il calcolo che in modo nascosto è sempre stato presente: la morte di un israeliano giustifica l’uccisione di centinaia di palestinesi. Lo ripetono il governo israeliano e quasi tutti i mezzi d’informazione del mondo. È un’affermazione profondamente razzista, che ha accompagnato e giustificato la più lunga occupazione di un territorio straniero nel ventesimo secolo. Che gli ebrei debbano accettarlo, che il mondo debba consentirlo e che i palestinesi debbano subirlo è uno strano scherzo della storia. Ma non c’è niente da ridere. Possiamo, invece, respingerlo, e ad alta voce. Facciamolo”.

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