17 giugno 2009 00:00

“Cantami di questo tempo l’astio e il malcontento di chi è sottovento, e non vuol sentir l’odore di questo motor, che ci porta avanti quasi tutti quanti maschi, femmine e cantanti, su un tappeto di contanti, nel cielo blu. Figlia della mia famiglia sei la meraviglia, già matura e ancora pura come la verdura di papà”. Ottocento è una delle più belle canzoni di Fabrizio De André. L’ottocento è il “secolo lungo”, secondo Eric Hobsbawm. È il secolo del cinema, della fotografia, dei fumetti, della radio, del grammofono, del frigorifero, della statua della libertà, dei rasoi usa e getta, dell’aspirapolvere, della lampadina, di Marx e di Darwin, di Sherlock Holmes, di Pasteur, del movimento femminista, dell’abolizione della schiavitù, dell’aspirina, dell’impressionismo, della locomotiva. “Eine kleine pinzimonie… und die Alka-Seltzer für dimenticar”. Ottocento è un bel numero. Ottocento è un numero verde. Ottocento è il numero di Internazionale di questa settimana.

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