30 marzo 2017 13:25

Esasperato per il ritardo nei pagamenti dei diritti d’autore dei suoi libri, nella primavera del 1955 Ernest Hemingway decise di convertire parte del credito che aveva con l’Einaudi in azioni della casa editrice. La storia poco nota dei complicati e pittoreschi rapporti dello scrittore statunitense con i suoi editori italiani (l’altro è Mondadori) l’ha raccontata di recente Andrea di Robilant sulla Paris Review.

Sessant’anni dopo, il mondo dei libri in Italia se la passa decisamente meglio. Smentite le catastrofiche previsioni di una scomparsa imminente dei libri e delle librerie, gli ultimi dati dell’Associazione italiana editori segnano per il secondo anno consecutivo una crescita del mercato: più 2,3 per cento rispetto al 2015. Scendono un po’ lettori e lettrici, che sono comunque 23,3 milioni. Rimangono stabili i cosiddetti lettori forti, cioè quelli che leggono almeno un libro al mese (sono 3,2 milioni). Bambine e ragazzi leggono sempre molto: nella fascia d’età tra i 6 e i 17 anni, il 47,3 per cento legge almeno un libro all’anno, mentre nel resto della popolazione la percentuale è del 39,5.

Cresce la quota di lettori che hanno più di 60 anni. Le vendite di ebook aumentano, ma nel complesso la lettura di libri elettronici non supera il 10 per cento. Le librerie, sia quelle indipendenti sia le catene, restano il canale preferito dalla maggioranza dei lettori (il 72,8 per cento degli acquisti). È anche enormemente cresciuta la produzione. Nel 1980 i titoli usciti erano stati 13.203, di cui 1.087 di narrativa. Nel 2016 invece sono usciti in Italia 66.505 titoli, di cui 18.517 di narrativa: 182 novità al giorno. Un aumento del 400 per cento. Tanto che nei prossimi anni il problema principale per gli editori potrebbe non essere il digitale, ma riuscire a far conoscere i propri libri. Perfino avendo tra gli autori un nuovo Hemingway.

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