07 giugno 2012 00:00

Arlie Russell Hochschild, The Outsourced Self

Metropolitan Books, 320 pagine, 17 euro

Negli Stati Uniti ci sono quelli che di mestiere fanno i wantologist (vogliologi): consulenti che spiegano alle persone come capire ciò che vogliono e come fare per ottenerlo. Forse non c’è nulla di più intimo che ragionare sui propri desideri, ma anche questo servizio può essere svolto da un esperto esterno e come tale venduto. In

The outsourced self (Il sé esternalizzato), Arlie Russell Hochschild, sociologa di Berkeley in pensione, riflette su questi fornitori di servizi un tempo non disponibili in commercio (pianificatori di vita e lavoro, love coach, animatori di feste) e cerca di capire le conseguenze di questo nuovo mercato sulla vita delle persone.

Per quanto riguarda gli utenti non ci sono sorprese, il problema è dato da una strutturale mancanza di tempo: insoddisfatti perché non riusciamo a fare ciò che vorremmo (mettere a posto, stare con i figli, riflettere), lo facciamo fare a qualcun altro, ma invece di sentirci soddisfatti cominciamo a sentirci anche incapaci. Più interessanti sono i ritratti degli esperti, tamponatori provvisori di bisogni frustrati, per lo più consapevoli di esserlo e di partecipare così a un grande gioco insensato. In attesa che questo libro sia tradotto, della stessa autrice si può leggere Per amore o per denaro. La commercializzazione della vita intima (Il Mulino) che di questa riflessione costituiva il primo tassello.

Internazionale, numero 952, 8 giugno 2012

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