Andrea Pinotti e Antonio Somaini, Cultura visuale. Immagini sguardi media dispositivi
Einaudi, 290 pagine, 28 euro

Non è facile orientarsi nel campo di studi che dagli anni novanta ha preso il nome di cultura visuale, in cui antropologi, storici dell’arte, studiosi di estetica e altri ricercatori provano a comprendere come funzionano le immagini che ci circondano. Eppure farlo è necessario, perché un numero crescente di discipline (storia, filosofia, sociologia, critica letteraria) includono sistematicamente le immagini tra i loro oggetti di studio.

Un ottimo punto di partenza è questo libro italiano, molto informato e aggiornato sulle ricerche angloamericane, francesi e tedesche. Il saggio spiega come nel corso dell’ultimo secolo i visual studies siano nati da due discipline: la storia dell’arte e la riflessione su fotografia e cinema. Espone alcuni postulati filosofici su cui questi studi si basano: il fatto che le immagini siano dotate di una loro capacità attiva, di un loro “sguardo” e che siano in una relazione profonda col mezzo che le veicola.

Il libro analizza anche alcuni usi sociali delle immagini, passati e presenti. A tenere insieme il tutto è l’idea che la cultura visuale metta “l’accento sulla dimensione culturale – e quindi costruita, artefatta, tecnicamente determinata, socialmente ideologicamente e affettivamente situata, storicamente variabile – delle immagini”.

Questa rubrica è stata pubblicata il 20 maggio 2016 a pagina 104 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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