22 gennaio 2017 18:00

Enzo Traverso, Malinconia di sinistra
Feltrinelli 248 pagine, 25 euro

Per un quarto di secolo circa, a partire dal 1959, i movimenti di sinistra hanno condotto una lotta globale per l’uguaglianza articolata su tre settori: anticapitalista in occidente, antiburocratica nei paesi del socialismo reale e anticolonialista nei paesi in via di sviluppo. Con il 1989 e il crollo dell’Unione Sovietica quella lotta è stata cancellata. Come ricordare quella fase che in apparenza si è esaurita? C’è un modo per recuperare ciò che di buono quei movimenti hanno prodotto? Secondo Enzo Traverso questo modo esiste e fa parte della tradizione dei movimenti rivoluzionari dell’ottocento e del novecento.

Walter Benjamin l’ha chiamata “malinconia di sinistra” e consiste nella consapevolezza della sconfitta accompagnata dalla memoria delle potenzialità emancipatrici della rivoluzione. È una forma collettiva di elaborazione del lutto che serve per andare avanti e ricominciare su nuove basi. Il libro ricostruisce la storia di questa “tradizione nascosta” del pensiero rivoluzionario da Blanqui a Bensaïd, passando per gli scritti di Marx e i film politici di Ėjzenštejn e Pontecorvo. E, senza mai rifugiarsi nella nostalgia né in un malriposto ottimismo, prende atto di come le molte sconfitte subite nella storia dal socialismo non ne hanno annullato idee e aspirazioni ma, almeno fino a un certo momento, le hanno rilanciate.

Questa rubrica è stata pubblicata il 20 gennaio 2017 a pagina 90 di Internazionale, con il titolo “Elaborare la sconfitta”. Compra questo numero| Abbonati

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