25 marzo 2017 17:50

Franco Moretti, Il borghese. Tra storia e letteratura
Einaudi, 186 pagine, 24 euro

“La letteratura è quello strano universo in cui tutte le soluzioni si conservano alla perfezione – sono molto semplicemente i testi che leggiamo ancora oggi – , mentre le dissonanze sono silenziosamente scomparse alla vista: quanto più profonda è stata la loro soluzione, tanto più si è rivelata efficace”. Seguendo questo principio metodologico, Franco Moretti cerca di ricostruire le contraddizioni (“le dissonanze”) che hanno caratterizzato storicamente la borghesia ottocentesca osservando le risposte (“le soluzioni”) che a quelle contraddizioni hanno dato i romanzieri dell’epoca.

Analizzando le vicende romanzesche e ancor più quelle dello stile, Moretti fa emergere la contraddizione tra l’etica del lavoro e quella dell’avventura che convivono nel protagonista in Robinson Crusoe, mentre si sdoppiano in Cuore di Tenebra. Emerge la questione tra la novità della classe sociale e il suo bisogno di fondarsi su modelli precedenti, che genera il romanzo gotico. Al centro c’è l’Inghilterra vittoriana, ma la prosa romanzesca inglese si ritrova, con delle modifiche, nelle letterature degli altri paesi europei: Francia, Italia e Polonia. Proprio da una periferia, la Norvegia, arriva con Henrik Ibsen il racconto più puro dell’ambiguità tra il successo della borghesia e la sua morale, tra il rispetto delle regole formali e la capacità di infliggere (e infliggersi) dolore.

Questa rubrica è stata pubblicata il 24 marzo 2017 a pagina 88 di Internazionale, con il titolo “Le dissonanze della borghesia”. Compra questo numero| Abbonati

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