13 gennaio 2001 00:00

**Laurent Mauvignier, **Degli uomini

Feltrinelli, 206 pagine, 16,00 euro

È uno dei più ambiziosi romanzi letti sul finire del 2010, scritto nel 2009. La sua struttura è tradizionale, ma non lo è il modo di narrare, oggettivo e secco e presente, ma con qualcosa di camusiano. E non lo è il tema, che affronta tuttavia la più grande rimozione della storia francese del dopoguerra, un fuoco che periodicamente si riaccende dentro il “territorio metropolitano” della Francia (ricordiamo, pochi anni fa, l’esplosione delle banlieues).

“Fuoco di legna” è il soprannome di un outsider, un ubriacone che si presenta non invitato alla festa per i sessant’anni della sorella, in una piccola comunità contadina gretta e chiusa delle tante che conosciamo da film e romanzi. Drammaticamente, i suoi comportamenti inconsulti lo isolano: è un guastafeste e sarà trattato da tale, da fastidioso reietto.

Ma il suo disastro ha delle ragioni che vengono svelate dagli incontri con l’amico di un tempo, e che rimandano alla guerra d’Algeria, ai primi anni sessanta, allo shock degli scontri brutali e spietati con i partigiani algerini. Il romanzo si svolge in un giorno, e questa parte si chiama Notte. Accostandosi alla storia di “Fuoco di legna” Mauvignier mette le mani nel fuoco della storia, del non detto e nascosto, delle dimenticanze collettive (forse perfino opportune) ma che hanno lasciato ferite destinate a riaprirsi.

Internazionale, numero 880, 14 gennaio 2011

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