14 gennaio 2010 00:00

Marc Augé, Che fine ha fatto il futuro? Dai nonluoghi al nontempo

Elèuthera, 110 pagine, 12,00 euro

Un buon libro per affrontare il nuovo anno? Viviamo in un eterno presente e non sappiamo più prevedere, immaginare il futuro. Da questa constatazione parte Augé, l’antropologo che ha spostato l’attenzione della sua scienza sul mondo contemporaneo e le sue mutazioni palesi e nascoste. La sua scrittura è chiara, senza fronzoli o volate metafisiche, una razionalità che cerca di capire perché non siamo più in grado di prevedere nulla, in società che sembrano cambiare incessantemente.

La svolta radicale della globalizzazione, che si è imposta negli anni ottanta del novecento, ci ha lasciato in balia di tematiche da fine della storia e fine del mondo e di accettazione supina di tutto, ci ha privato di ogni idea positiva, trascinante e convincente. Ragionare sul modo di concepire il tempo che ci viene imposto vuol dire ragionare sullo spazio, sulla società umana, sul potere, sulle culture e sulle istituzioni.

Augé sa farlo rapidamente, con sintesi molto efficaci, che danno la possibilità al lettore, a noi tutti, di attraversare la selva oscura dell’oggi ritrovando un orientamento. Come possiamo non essere passivi di fronte alla mutazione? Pensando al plurale, Augé propone una “utopia dell’educazione per tutti, indispensabile per la scienza come per la società”, su cui si deve assolutamente riflettere.

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