09 dicembre 2010 00:00

Viktor Erofeev, Eduard Limonov, Vladimir Sorokin, Russian attack. Antologia di racconti russi

Salani, 190 pagine, 14,00 euro

Per un assaggio di umori russi e modi di reagire ai nuovi poteri, i racconti raccolti in questo volume sono intriganti ed esemplari, e sanno praticare l’irriverenza e la provocazione con un senso dell’umorismo antico, ma reso più aggressivo dalla scoperta brutalità del nuovo capitalismo. Si veda, qui, la “lettera aperta” di Erofeev a Putin che ha per titolo Accoppare gli scrittori nel cesso!

In realtà i tre autori sono accomunati solo dalla scontentezza e dalla difesa della libertà di dire e di criticare. Limonov, che fa anche politica in modi molto azzardati, è più bravo che simpatico. Sorokin, il più noto e “avanguardista”, è più scomodo che appassionante.

Mentre il più stagionato Erofeev non ha affatto lo smalto di Mosca sulla vodka, che ce lo fece così amare a metà degli anni settanta, tradotto da Feltrinelli e vietato in patria. Una cronologia aiuta il lettore a seguire la storia della nuova letteratura russa e delle sue disgrazie dal tempo di Gorbaciov a oggi.

Intanto Sellerio continua a pubblicare il simpatico esule Dovlatov purtroppo defunto (La filiale, sentimentale e spiritoso ancora sui russi negli Stati Uniti), Voland insiste sanamente con Shishkin, Prilepin e Prigov (Eccovi Mosca resta una “guida” onirica e bizzara nel filone dei grandi del passato), e Frassinelli con Ulickaja, buona erede di Čechov.

Internazionale, numero 876, 10 dicembre 2010

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