27 ottobre 2011 00:00

Ernst Wiechert, Missa sine nomine

Ancora, 350 pagine, 17 euro

Com’è riposante e consolante rileggere certi vecchi romanzi, dimenticando ogni tanto quelli affannosi e superficiali del nostro ambiguo presente!

Wiechert, un tempo notissimo e rivale di Mann, visse gli orrori della prima guerra mondiale e per la sua opposizione al nazismo fu nel lager di Buchenwald, ma ha costruito, secondo una vena postromantica e religiosa, romanzi che parlano più di anima che di corpo e i cui protagonisti incarnano e dibattono grandi problemi e scelte morali che sembrano astrarre dal realismo e dalla psicologia novecenteschi.

Dopo La vita semplice, Missa sine nomine è quello più rappresentativo. Vide la luce nell’anno della sua morte, e fu tradotto in italiano da Ervino Pocar sembrandoci un libro fuori tempo, oltre il tempo, anche se raccontava il ritorno a casa dalla prigione di un personaggio simile a Wiechert, i terribili e confusi primi tre anni del dopoguerra, il difficile distacco dal passato, la necessità di ricominciare una nuova storia.

Forse è stato Heinrich Boell l’unico scrittore ad aver preso qualcosa da Wiechert, ma questo romanzo resta comunque unico nel suo genere, con i suoi tre nobili fratelli e le loro vicende, e il ricco coro di personaggi significativi che li attorniano o con i quali si scontrano da un Natale all’altro, nella ricerca, molto ardua, di ritrovare la fiducia nell’uomo.

Internazionale, numero 921, 28 ottobre 2011

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it