20 marzo 2012 10:39

Paola Soriga, Dove finisce Roma

Einaudi, 140 pagine, 15,50 euro

Agli esordienti bisogna sempre dimostrare rispetto elogiandone le potenzialità più dei risultati, ma anche indicando la maniera in cui potrebbero cadere e che potrebbe sopraffarne le qualità. L’esordio di Paola Soriga, trentenne sardo-romana, è assai promettente, per una scrittura ansiosa, serrata e originale, ma può non sembrarci un’impresa necessaria. Siamo a Roma nei mesi dell’occupazione nazista, e si racconta la storia di una giovanissima staffetta partigiana, che evoca, nascosta in una grotta, il suo ambiente fitto di volti e di vicende, i suoi entusiasmi e le sue paure, e la sua storia d’amore con un ragazzo che, alla fine, la lascia.

Quest’ingresso nella vita e quest’apprendistato alla morale civica e ai sentimenti in anni di dura prova, è bello e convincente, ma ci si chiede se lo sfondo – Roma, la guerra, il popolo di allora – non siano una fuga dall’oggi. Questo sfondo, minuziosamente topografico, viene dai libri e non dall’esperienza, anzi dai libri e dai film: la protagonista si chiama Ida come quella di La storia e il prete don Pietro come quello di Roma città aperta, e tra i tanti riferimenti non espliciti non potevano mancare L’Agnese va a morire e certi luoghi pasoliniani. È bene aspettare di Paola Soriga, per convincersi che sia una voce davvero nuova, l’opera seconda. Che ci si augura nostra contemporanea.

Internazionale, numero 940, 16 marzo 2012

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