Dylan Thomas
Milk wood
Einaudi, 90 pagine, 12 euro
Non è un romanzo né un racconto (ma l’autore ne ha scritti di stupendi, in Ritratto dell’artista da cucciolo), e neanche un poemetto (anche se Thomas, gallese, è tra i maggiori poeti del novecento, paragonato a Rimbaud e rivale di Eliot, Pound e Hopkins, suoi contemporanei). È un radiodramma, un genere raro che ha una bella storia, da Savinio a Bachmann, e che merita una nuova vita, nella ritrovata importanza della radio. Lo tradusse, bene, Carlo Izzo ma pure questa versione è assai bella, di un ottimo poeta, Enrico Testa, che ha forse il torto di aver modificato con scuse discutibili il titolo, alla lettera Sotto il bosco di latte. Fu dato alla radio e pubblicato un anno prima che Thomas morisse (di alcol) a meno di quarant’anni. Un altro radiodramma da riproporre è Molto presto di mattina, e anche al suo centro c’è un villaggio di costa pieno di personaggi bizzarri, sognatori in pacata rivolta contro la razionalità di un mondo che ci dava la guerra e l’atomica.
Bellissimo da ascoltare, ma con regista e voci all’altezza, Sotto il bosco di latte è anche bellissimo da leggere. Tra parentesi, Dylan Thomas ha fornito lo pseudonimo (e un modello) a Bob Dylan, e passò dall’Italia, dove la rivista Botteghe Oscure (Bassani) fu tra le prime ad accorgersi della sua grandezza. Quanto amore per la vita, e per gli sfasati, per i sognatori e per gli umili nei suoi versi e nelle sue prose.
Questo articolo è uscito sul numero 1404 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it