16 febbraio 2012 00:00

La settimana scorsa la campagna presidenziale ha fatto un salto nel passato: il dibattito si è spostato dall’economia alla contraccezione. A far discutere è stata una norma della legge sanitaria che obbligava i datori di lavoro, anche se legati a istituzioni religiose contrarie alla contraccezione, a pagare per le misure anticoncezionali delle dipendenti.

La norma ha scatenato le ire dei vescovi cattolici e dei candidati repubblicani, ansiosi di mostrare le loro credenziali religiose. “Un presidente deve difendere il primo diritto dell’America: quello di onorare Dio secondo i dettami della propria coscienza”, ha detto Mitt Romney. Rick Santorum è andato in tv a denunciare la legge. Newt Gingrich ha accusato Obama di voler cancellare le radici giudaico-cristiane della nazione per abbracciare il laicismo europeo.

Così la Casa Bianca è tornata sui suoi passi: saranno le compagnie di assicurazione, non i datori di lavoro, a farsi carico dei contraccettivi. La soluzione era talmente facile che molti si sono chiesti se non sia stata una mossa calcolata. I candidati repubblicani si sono avventurati sulla linea sottile che separa la difesa della libertà religiosa dall’attacco alla contraccezione, con il rischio di perdere il sostegno di una larga fetta dell’elettorato femminile. L’amministrazione Obama non poteva sperare in uno spettacolo

migliore.

*Traduzione di Fabrizio Saulini.

Internazionale, numero 936, 17 febbraio 2012*

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