Trieste. Porto Vecchio. Magazzino 26. È un posto piuttosto difficile da trovare, ma vale la pena provarci. Al piano terra c’è la mostra su Nereo Rocco, mitico giocatore e soprattutto allenatore triestino di Milan, Fiorentina e altre squadre. È una mostra bellissima, sul calcio ma non solo. Moderna, piacevole, interessante. Con suoni, immagini e versi dal calcio del passato. C’è Umberto Saba che legge una poesia, Rocco e Gianni Brera che discutono di tutto e bevono di tutto. E poi le foto del Paròn, le polemiche, le frasi famose. Un vero mito, una mostra spettacolare e originale.

E sopra, giustamente, con vista mare, c’è un’osteria con buon vino, buon cibo e un programma fitto di appuntamenti.

L’altra sera c’era anch’io. La moglie di Helenio Herrera, Flora Gandolfi, presentava il suo libro (

Maghi si diventa) e un nuovo documentario su HH, “il mago”, con Gigi Garanzini. Una serata perfetta, nostalgica ma anche molto divertente. “Il mago” era un personaggio unico, un uomo multiculturale, uno scienziato del calcio, un genio strano, un divo. Con Rocco ed Herrera la Milano del boom economico negli anni sessanta è diventata la capitale mondiale del calcio. Una città tutto sommato piccola che dominava il mondo, vincendo tutto quello che c’era da vincere.

Dopo il dibattito i figli di Rocco mi hanno portato a casa in macchina.

E poi mi sono messo a leggere il nuovo libro di due giornalisti coraggiosi e bravi, Marco Mensurati e Giuliano Foschini, Lo Zingaro e lo scarafaggio. Proprio un altro mondo. Spaventoso e orrendo. Un altro calcio. Il neocalcio. Il calcio di adesso.

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