17 febbraio 2014 12:39

Di Lee Marshall, con profonde scuse a Filippo Tommaso Marinetti.

  1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.

  2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali del nostro governo, se Alfano lo permette.

  3. La sinistra italiana esaltò fino a oggi l’immobilità pensosa (Prodi), l’estasi (Vendola) e il sonno inquieto del morto vivente (D’Alema). Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo a Letta e la Rosa nel pugno, perché quando bisogna costruire una maggioranza, anche le formazioni politiche morte e sepolte possono essere importanti.

  4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un tram snodato AnsaldoBreda modello Sirio con il frontale ovoidale in cui sono inseriti il display indicatore della linea e del percorso. Un tram stridulo (soprattutto sulle curve), che sembra correre sulla mitraglia, è più bello del duomo di Firenze, davanti a cui forse un giorno passerà (o forse ci passerà sotto, ancora non abbiamo deciso). Inaugurando il cantiere della linea 2 della tranvia di Firenze nel novembre del 2011, noi, FutuRenzisti, dicemmo di “mettere la faccia sul rispetto dei tempi”, promettendo che la linea sarebbe stata pronta entro la primavera del 2014. Ebbene, fiorentini arditi, la primavera del 2014 è quasi arrivata! E i lavori della linea 2 sono quasi partiti! Noi ci mettiamo ancora la faccia: saranno terminati entro il 2016. Tanto a quel punto non sarà più un problema nostro!

  5. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, quel Sergio Marchionne che una volta ci bollò come “uno che si crede Obama ma non è Obama”, ma poi ci spiegò che era tutto un errore di traduzione!

  6. Bisogna che il poeta erede di Dante si prodighi con ardore, sfarzo, munificenza e passaggi frequenti su

Porta a porta, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali della società italiana.

  1. Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La politica deve essere concepita come un violento assalto contro quelli del tuo stesso partito, per ridurli a prostrarsi davanti all’uomo. Con gli altri invece puoi benissimo scendere a patti. Perfino con la Lega. Se Roberto Maroni e Matteo Salvini sono stati possibilisti nei nostri confronti negli ultimi giorni, un motivo ci sarà.

  2. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli! Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e L’Unità morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto di matteorenzi.it, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente, grazie al percorso ciclo-pedonale di circa 350 metri che costeggia il Mugnone e collega il ponte di San Donato con il ponte alle Mosse, garantendo continuità alla pista ciclo-pedonale in via di realizzazione su viale Redi.

  3. Noi vogliamo glorificare la guerra, sola igiene del mondo. Su RaiUno, nel confronto con Bersani, dicemmo che “un’Europa degna di questo nome non deve lasciare agli Stati Uniti la questione iraniana, che è la madre di tutte le battaglie”. Vogliamo glorificare il patriottismo. Lo facemmo a Vinitaly nel 2013, in compagnia del nostro collega sindaco Flavio Tosi (Lega nord), con una frase che riassume tutta l’incisività del pensiero FutuRenzista: “Credo che l’Italia abbia un futuro straordinario: proprio non essendo andati bene fino adesso abbiamo qualche chance in più”. Noi vogliamo glorificare il gesto distruttore dei No Tav, anzi no, non lo vogliamo glorificare perché, come facemmo notare una volta a Ballarò, sono tutti nelle mani di Beppe Grillo. Né vogliamo glorificare per il momento, non avendo avuto ancora il tempo di pensarci perché troppo presi dalla bellezza della velocità, il militarismo della spesa sui cacciabombardieri F35. Vogliamo glorificare le belle idee per cui si muore? Ma non scherziamo, siamo un partito di centrosinistra moderno. E proprio per questa modernità non intendiamo assolutamente glorificare il disprezzo della donna. Per carità. Siamo sposati con una donna, e abbiamo fatto una giunta di Firenze e una segreteria Pd in cui le donne sono la maggioranza. E se nel nostro discorso conclusivo alla Leopolda nel 2013 abbiamo nominato solo due tipi di donna - la mamma che cucina e quella distratta che perde il figlio - be’, non si possono pretendere le quote rosa per ogni nostro intervento minimo, avevamo solo un’ora di tempo a disposizione.

  4. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria! No, stiamo solo scherzando, a noi toscani piace l’ironia. In realtà amiamo molto tutte queste cose. La cultura è importante.

  5. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti, canteremo le maree multicolori e polifoniche della rivoluzione del capitale moderno attraverso l’eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle camere di commercio; canteremo il vibrante fervore notturno della riduzione del 10 per cento dell’Irap per le aziende, incendiate da violente lune elettriche a patto che rientrino nella spesa energetica ridotta attraverso un taglio degli incentivi interrompibili; cantiamo le stazioni ingorde privatizzate, divoratrici di serpi privatizzate che fumano con moderazione; le officine del made in Italy appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi non inquinanti grazie agli incentivi per la green economy; il ponte Vecchio made in Italy affittato per un giorno alla Ferrari made in Italy per una festa privata made in Italy e balenante al sole made in Italy con un luccichio di coltelli (di cesariana memoria) delle aziende made in Italy di Scarperia nel Mugello; i piroscafi avventurosi made in Italy di Fincantieri che fiutano l’orizzonte, e le locomotive Italo privatizzate made in Italy, pardon, made in France, dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani Alitalia made in Usa, France, Germany, Spain, Brazil e China, la cui elica sparisce nel vento come una compagnia di bandiera e sembra applaudire come la folla entusiasta dei nostri comizi alla Leopolda.

È dall’Italia, che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il FUTURENZISMO, perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari (facciamo presente che parliamo metaforicamente, da fiorentini doc alcuni dei nostri migliori amici sono professori, archeologi, ciceroni e antiquari). Già per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri, come quello bellino che si svolge ogni giorno feriale escluso luglio in piazza dei Ciompi. Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle, e ai 5 stelle!

L’ultima striscia di Stefano Disegni sul Fatto Quotidiano l’ho vista solo dopo aver scritto questo Manifesto. Si vede che lo *zeitgeist creativo corre ancora più veloce di Matteo Renzi…*

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