L’altra settimana, all’aeroporto di Fiumicino, noto davanti al Terminal 3 otto grandi contenitori in fila, pensati per avere una doppia funzione: vasi per piante o posacenere. Infatti invece della terra contengono una specie di sabbia. Peccato che solo uno degli otto vasi ospiti ancora un alberello, mentre gli altri sono, a parte le cicche, desolatamente vuoti.

È un po’ quello che succede a tante piccole e grandi opere, a Roma e non solo: sono pensate bene, magari anche fatte bene, ma poi con il passare del tempo diventano desolanti monumenti in balìa della trascuratezza e dell’assenza di qualsiasi intervento di manutenzione. Piazza Vescovio, sempre a Roma, è stata sottoposta a un restyling completo appena dieci mesi fa. Tra gli elementi che gli architetti hanno voluto inserire c’è una graziosa aiuola piena di fiori. Chi ci passa adesso non trova più neanche un fiore, ma un piccolo praticello mai curato e pieno di erbacce.

Gli esempi sarebbero infiniti, la loro cronaca riempie – per rimanere a Roma – le pagine locali dei quotidiani e le rubriche delle lettere dei lettori. Villa Torlonia da anni è un cantiere. I lavori ad alcuni dei bellissimi edifici al suo interno non sono ancora finiti e già cadono a pezzi i cornicioni di una delle palazzine appena restaurate. Quindi di nuovo transenne e chiusura al pubblico. Stessa storia per il laghetto rimesso a nuovo pochissimo tempo fa e diventato una sorta di discarica.

Negli ultimi anni a parco Nemorense sono stati eseguiti numerosi interventi per rifare sentieri, aiuole e aree giochi. Taglio del nastro, discorsi trionfanti del sindaco, della presidente del municipio, articoli che informano che l’ultimo intervento “per restituire il parco alla cittadinanza dopo anni di degrado” è costato la modica somma di 200mila euro.

Poi il gioco riprende: ricominciano a rompersi le altalene senza che nessuno pensi a mettere – e talvolta basterebbe – una banalissima catena, ricominciano a rompersi la panche, gli steccati, ricomincia a seccarsi il prato, in breve ricominciano “anni di degrado”. Fa niente: tra qualche anno il parco verrà di nuovo “restituito alla cittadinanza”.

E che dire delle tristissime colonnine del

bike sharing di cui è disseminato tutto il centro di Roma? Colonnine che non ospitano più neanche una bicicletta. Quando un ignaro turista interessato al servizio va sul sito Bike sharing Roma e nel menu clicca su “Le stazioni” rimane strabiliato: si apre una cartina che mostra un pezzo di mare aperto tra la Liguria e l’isola di Gorgona. Cosa vuole dirci il buontempone che ha avuto questa trovata? Che il servizio è in alto mare/in cattive acque/miseramente naufragato? O che forse lì qualche bici è ancora reperibile?

“Evidentemente gli sta bene così”, chiosa un signore anziano, commentando il degrado di villa Torlonia mentre i lavori di recupero non sono ancora conclusi. La sua idea, anche se non appoggiata da nessuna prova, è questa: sulle grandi opere i politici possono “fare la cresta” , sulla piccola manutenzione invece no. Ma forse il discorso è più semplice: spesso e volentieri gli amministratori non trovano le somme necessarie, seppur modeste; nei loro bilanci la voce “manutenzione” non è prevista. Se non sono stanziate quelle poche centinaia di euro utili a riparare qualche altalena o a rimettere in piedi uno scivolo ammaccato, allora i giochi rotti rimangono dove sono, come sono – al massimo intorno gli si mette una bella transenna. E alla fine si stanziano  nuovi fondi ben più corposi: pochi anni dopo, per recuperare per l’ennesima volta un parco abbandonato a se stesso, si spende il quintuplo o il centuplo rispetto a un intervento di semplicissima manutenzione.

Alla prossima inaugurazione di un parco, al prossimo restyling di una piazza o di un’area giochi, alla prossima riapertura del servizio bike sharing (forse nel 2013), al prossimo ripristino delle colonnine di ricarica per le auto elettriche, bisognerebbe fare una domandina semplice: e i soldi per la manutenzione? Ci avete pensato? O dobbiamo pensare che questo gioco dell’oca continui all’infinito?

Del resto proprio il comune di Roma dimostra che si può fare di meglio. Il servizio di car sharing, inaugurato ormai più di sette anni fa, funziona benissimo, per la soddisfazione dei clienti e a tutto vantaggio (anche se ancora troppo modesto) del decongestionamento del traffico romano. Le auto non sono vecchie carcasse, ma veicoli sottoposti a continua manutenzione. Insomma: ecco un servizio pensato a tutto tondo.

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