09 agosto 2017 12:28

Uno dei pochi aspetti positivi di dover sprecare tempo a pensare a loro è che Trump e la sua famiglia sono la dimostrazione del fatto che vivere nel lusso più sfrenato non rende necessariamente felici. Siamo tutti un po’ sensibili, suppongo, al messaggio sociale secondo cui dobbiamo invidiare la vita delle celebrità, e di conseguenza essere vagamente insoddisfatti della nostra.

Ma posso affermare con sicurezza che non c’è neanche una molecola di me che vorrebbe fare a cambio con l’esistenza di Donald, Ivanka, Donald junior e gli altri. Dimostrandoci con quanta facilità l’estrema ricchezza, la fama e il potere possono coesistere con l’inquietudine rabbiosa e annoiata che emanano da tutti i pori, ci stanno facendo un enorme favore. Non c’è niente come vedere Trump in accappatoio che guarda distrattamente Fox news in una suite di Mar-a-lago con i rubinetti incrostati d’oro, per farci apprezzare il nostro minuscolo appartamento e la nostra vita da non celebrità.

E comunque, come ha spiegato di recente il filosofo Todd May in un suo saggio pubblicato sul New York Times, questa idea di voler vivere la vita di qualcun altro – perfino di una persona veramente ammirevole e non famosa – a pensarci bene, è abbastanza assurda. Presa alla lettera, vorrebbe dire non solo trovarsi nelle condizioni di quella persona, ma anche rinunciare alle proprie. “Dovrei gettarmi alle spalle tutti i miei rapporti umani– figli, moglie, amici – e tutta la mia storia”, scrive May. “Non l’avrei mai vissuta. Significherebbe perdere tutta la mia esperienza”.

Da dove ci vengono questi desideri? Dalla nostra inconfondibile storia personale, che ci ha resi come siamo oggi

Forse qualcuno ha avuto una vita così terribile che farebbe a cambio volentieri. Ma per la maggior parte di noi non è così, anche considerati i momenti più difficili, o forse soprattutto considerati i momenti più difficili, perché tendiamo a pensare che abbiano fatto di noi quello che siamo. “Vogliamo averli vissuti, anche se per noi non sono state esperienze felici”. Perché, in fondo, è questo che implica la nostra bizzarra masochistica invidia per le celebrità: non solo che avere la loro vita sarebbe divertente, ma che per averla varrebbe la pena di rinunciare alla nostra.

Una presidenza nei campi da golf
Qualcuno potrebbe obiettare che solo un filosofo prenderebbe alla lettera l’idea di fare a cambio di vita. Ovviamente, quando noi persone normali affermiamo che ci piacerebbe la vita di qualcun altro, intendiamo semplicemente dire che vorremmo avere alcune cose che non abbiamo, come il denaro e la fama, oppure rapporti migliori e un lavoro più soddisfacente. Certo, ma anche questo pone un problema. Perché da dove ci vengono questi desideri? Dalla nostra inconfondibile storia personale, che ci ha resi come siamo oggi. Il fatto stesso che sogniamo una vita completamente diversa è frutto della nostra.

L’intera questione rischia di sconfinare nel paradosso: il fatto che consideriamo più desiderabili le condizioni di vita di qualcun altro nasce da una prospettiva che è la conseguenza dei nostri interessi e valori.

Se avessimo veramente tutti i beni, i rapporti e lo status sociale di quella persona, saremmo qualcun altro. E chissà se avremmo quegli interessi e quei valori? Probabilmente saremmo invidiosi di qualcun altro. L’erba del vicino è sempre più verde vista da lontano. E forse questo, a pensarci bene, è proprio il motivo per cui sembra che Trump stia passando la sua presidenza in un tour infinito di campi da golf.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

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