18 giugno 2013 16:30

Un centinaio al massimo. Il grande caldo che regna in questo martedì a Roma o il calo d’impegno dei militanti hanno probabilmente impedito ai simpatizzanti del Movimento 5 stelle di essere più numerosi in piazza Montecitorio, di fronte alla camera dei deputati, alla manifestazione “Io sto con Grillo”, organizzata per sostenere il fondatore del movimento. Con mia grande sorpresa mi sono reso conto che i presenti avevano più o meno la mia età, cioè una cinquantina d’anni.

Il giorno prima i parlamentari del movimento avevano deciso l’esclusione della loro collega Adele Gambaro, colpevole di aver pubblicamente attribuito a Beppe Grillo la responsabilità dei cattivi risultati ottenuti alle elezioni locali di giugno. In realtà hanno deciso di affidarne la sorte alla rete, questo grande paradiso di tolleranza e trasparenza. Così con un clic i grillini sono chiamati a escludere l’infedele. Cosa che di certo faranno.

Mentre molti parlamentari (una quarantina?) fanno sempre più fatica ad accettare l’interventismo di colui che si considera il loro “non capo” e i suoi metodi un po’ troppo spicci, la sezione romana dell’M5s ha deciso martedì di manifestargli la sua solidarietà. Tutti hanno avuto la loro dose di critiche: i deputati degli altri partiti? “Inutili!”. I giornalisti? “Venduti!”. Se si deve dar credito a quello che dicono i parlamentari che si alternano a un megafono a pile gracchiante, loro sono gli unici che lavorano per il bene del popolo.

Nei prossimi tempi queste testimonianze di simpatia “spontanee” dovrebbero moltiplicarsi, perché si annunciano già altri regolamenti di conti e tensioni. Il nome oggi sulla bocca di tutti è quello della deputata sarda Paola Pinna. La sua colpa? Intervistata dalla Stampa, ha dichiarato che scegliere tra Grillo e Gambaro era come scegliere tra “la schiavitù e la libertà”. “Ho scelto la libertà”, ha concluso la deputata sarda con una frase che ricorda Viktor Andrijovyč Kravčenko , celebre dissidente sovietico e autore del libro

I choose freedom.

Non siamo ovviamente in una situazione del genere, ma la paranoia che sembra essersi impadronita del Movimento tre mesi dopo lo tsunami delle elezioni generali indica una tendenza autoritaria. Arrivato nelle istituzioni con otto milioni e mezzo di voti, il Movimento scopre ogni giorno nuovi nemici, sia all’interno sia all’esterno. E gli amici, quanto meno a Roma, si fanno rari. Una volta finita la manifestazione di sostegno, l’ultimo oratore ha ringraziato i partecipanti: “A dire il vero pensavo che sareste venuti più numerosi”. È il solo momento in cui ho sorriso.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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