17 giugno 2009 00:00

1. Depeche Mode, *Enjoy the silence. *

Un momento molto Wenders sopra Berlino: Dave Gahan, quello dei Depeche Mode col tumore rimosso di fresco, che trascorre la convalescenza in tournée (con l’ultimo Sounds of the universe, questa settimana a strappare applausi italiani) e si prende un cappuccio di metà mattinata sulla terrazza dell’Hotel de Rome, ex banca sulla Bebelplatz, in short e tatuaggi a vista. Verrebbe voglia di abbracciarlo, di complimentarlo, di servirgli un croissant: accidenti, sembra un po’ fragile tension, un po’ sbattutello, ma questo è un signore che ne ha passate tante, e che da quasi trent’anni presta il suo vocione baritonale alla crema del pop elettronico. Ma poi si rinuncia, augurandogli di godersi il silenzio: “Words are very unnecessary” (parole e musica del 1989: alla Fnac c’era il doppio cd antologico a 9,00 euro, un affarone, nella categoria Singles 81-98 non li batte nessuno).

2. The Rakes, *1989. *

“The singers blood runs cold like the spree”. Anche la brit-band tra le più decenti del momento gira il suo piccolo remake wendersiano. Loro, del resto, sono venuti qui a registrare l’ultimo album, Klang (suona tedesco? Vuol dire “suono” in tedesco). Che è roba buona, anche se poi tutti questi che si fissano su Berlino perché fa energia cool e creatività teutonica, ricordano quelli fissati con Tokyo, Mishima, i tatami e il rigor nipponico. E a quel punto, i “neri col ritmo nel sangue” sono davvero dietro l’angolo.

3. Boney M., *Kalimba de Luna. *

Poi, sull’altura bohémienne del Prenzlauer Berg, la Berlino da bere è riunita per una festa a base di Ray Ban e birrozzi. Un generico dj di tendenza fa il fenomeno tra i pannelli di controllo degli Humboldt Umspannwerke, un’archeologica centrale elettrica, e tra le vibrazioni alticce del party sound improvvisamente si viene risucchiati negli anni ottanta, in quell’angosciante afrore tropicale architettato dal percussionista napoletano Toni Esposito (e poi ripreso, per il mercato euro-trash del 1985, dai fintissimi disco-zombi Boney M.). Per fortuna in albergo accanto al frigobar c’è in vendita una scheggia del muro di Berlino: è finito in frantumi nel 1989, e con il muro gli anni ottanta. Enjoy.

Internazionale, numero 800, 19 giugno 2009

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