16 gennaio 2018 18:18

1. Rosemary & garlic, Dreamer
Voce di donna dolente, un po’ alla Laura Marling, su accordi di chitarra trasognata, country invernale, odore di legno bruciato e orizzonti che sfumano verso il buio. E poi altre canzoni per altre stagioni, anche più elettroniche e inquiete. Bello passare le serate d’inverno con un debutto di qualità: Rosemary & garlic è il primo album del duo olandese, formatosi quando il tastierista Dolf Smolenaers si rese conto della superiorità canora di Anne van den Hoogen, corista della band precedente. Farle spazio è stata una bella mossa.

2. Gaspare Bernardi, Suspance nights(feat. Giò Cozza)
Bernardi fa uno sforzo intellettuale nel presentarsi come fine dicitore del corno francese, eremita sull’Appennino modenese, intellettuale prestato al jazz. E poi c’è l’apporto del trombettista Markus Stockhausen e ci sono i trascorsi bolognesi a fianco di Vinicio Capossela. Alla fine, però, ci si abbandona all’ascolto del suo album: a tratti suona un po’ come la Music from sies-ta dell’ultimo Miles Davis con Marcus Miller. Niente tensione eroica, ma una musica di pigrizia ispirata, con un’andatura sorniona non statica.

3. Andrea Poggio, Addormentarsi
Al debutto solista, l’avvocato milanese (e già leader dei Green Like July) affronta avventure da divano, bar della stazione, autostrade e litorali. Quadretti di primavera vissuti da alieno sognante, tra bossa nova e Battiato. Un Tin Tin al neon con il polistrumentista e produttore Enrico Gabrielli (un Calibro 35 cui vanno sempre fatti i complimenti, alla Tomassini di X Factor) nel ruolo del capitano Haddock al timone dell’album Controluce. Poggio traccia la rotta entro una “lieve-disagio-zone” subtropicalista, costante nel tono e nel ritmo.

Questa rubrica è stata pubblicata il 12 gennaio 2018 a pagina 92 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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