15 settembre 2020 17:25

1. Crucchi Gang & Isolation Berlin, Tutto grigio
Gran sacrificio di erre arrotate sull’altare dell’amore per l’Italia: la dura realtà non meno della triade Adriatico-Gardasee-Toskana Fraktion. Da un’idea di due musicisti Berliner, Francesco Wiking (di madre italiana, traduttore e traditore ufficiale) e Sven Regener, uno spudorato italo-sploitation pop che abbraccia il kitsch e i coni gelato, Nino Rota e Gianna Nannini. Qui con featuring di un’indie band berlinese il cui pezzo Alles grau si lascia correggere con la pummarola lo studiato grigiore su letto di reggae.

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2. Ammar 808 feat.K.L. Sreeram, Mahaganapatim
Tunisino d’origine, si definisce sia “electronic global bass producer” sia, casomai, “soldato interstellare alla ricerca del profondo basso”. All’anagrafe è Sofyann Ben Youssef, e ultimamente è finito in India, tra dee della fertilità, vocalist sottratte a cerimonie sacre e favolosi pattern ritmici, con quelle progressioni di tabla che sono come modellate sui numeri di Fibonacci. Una pioggia di tamburi nel buio pesto e un’aura mistica che può stordire, ma anche invogliare a immergersi nell’album Global control / Invisible invasion.

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3. Giovanni Lindo Ferretti, L’imbrunire
“Ponti levatoi, mura a protezione: scusiamo il disagio, lavorano per noi. Spettri che camminano, autocertificati. L’Europa è un reliquiario d’intenzioni. E settanta volte sette e l’occidente si fotte”. Evviva il nostro fool on the hill appenninico, ieratico, bizantino: con l’ausilio di Luca Rossi, partigiano Üstmamò che gli spiana una radura elettronica, don Giovanni Lindo si esalta in una visione in bilico tra apocalisse e satira, tra richiami evangelici e oppressione burocratica. O forse ha solo visto qualche telegiornale.

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