24 marzo 2017 18:00

Tomas Milian è stato un grande attore che ha lavorato con grandi autori del cinema, in Italia e negli Stati Uniti. Nomi come Visconti e Spielberg (o Soderbergh) dovrebbero mettere tutti d’accordo. Grazie alla sua versatilità ha dato anima e corpo a un’infinità di maschere e di personaggi. Ma soprattutto, per molti di noi, lui è stato il volto e l’anima di uno degli apici di una stagione fortunata del cinema italiano.

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Er monnezza, er pirata, Nico, il maresciallo Giraldi. Chiamatelo come preferite, ma sappiamo tutti che stiamo parlando di un personaggio perfetto, una sintesi di tutte le componenti che rendono il cinema la forma d’arte più amata e popolare. Un personaggio che non sarebbe stato così perfetto senza la voce di Ferruccio Amendola, le storie, le battute di scrittori e registi che la sapevano molto lunga (e ancora truccatori, stunt-man, attrezzisti, comparse e via così). Ma ovviamente non sarebbe esistito senza il volto da impunito, l’atteggiamento sfrontato e l’incredibile intelligenza di quell’attore cubano che aveva esordito al cinema con Mauro Bolognini alla fine degli anni cinquanta. Ecco perché, per questo weekend, nel titolo della rubrica non c’è un film che esce in sala, ma un film che non uscirà mai dalla mia personale filmografia da isola deserta: Squadra antifurto di Bruno Corbucci, con Tomas Milian, Robert Webber, Lilli Carati, Olimpia Di Nardo e Bombolo.

Ma veniamo alle uscite vere e proprie che sono tante, proprio nel finesettimana in cui ci viene presa in prestito un’ora che ci sarà restituita all’inizio dell’autunno. Per Elle, rimandiamo alle belle recensioni scritte da Violetta Bellocchio e Francesco Boille, su questo stesso sito. Due recensioni molto diverse che però riconoscono a Paul Verhoeven il merito di essere un autore coerente nel suo anticonformismo.

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Life di Daniel Espinosa è un film di fantascienza con Jake Gyllenhaal, Ryan Reynolds e Rebecca Ferguson. Come molti film di fantascienza di oggi ha il problema di non inventarsi davvero niente di nuovo, ma di variare su un tema. In questo caso l’incontro tra gli esseri umani e la vita extraterrestre, sottospecie alieni cattivi o comunque poco inclini al dialogo. Spesso accade che i film in cui gli alieni sono cattivi siano migliori, più avvincenti, di quelli in cui gli alieni sono buoni. Un buon cast e una certa tensione tuttavia non rimediano alle falle e alla mancanza di spessore della scrittura. E comunque Life non è peggiore di altri film recenti ambientati nello spazio. Mi ha fatto molto ridere la sintesi di Soren Anderson, critico del Seattle Times: “Nello spazio tutti possono sentirti sbadigliare”.

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Una piccola sorpresa è In viaggio con Jacqueline di Mohamed Hamidi. L’avventura umana di un contadino algerino che decide di portare (a piedi o comunque con mezzi di fortuna) la sua preziosissima mucca Jacqueline al Salon de l’agriculture di Parigi si trasforma in una commedia sicuramente buonista e forse troppo semplicistica, ma che insiste sul fatto che la solidarietà ripaga di più e meglio dell’intolleranza.

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Dopo tre Pirati dei caraibi, Rango e il poco fortunato Lone Ranger, Gore Verbinski sembra cambiare registro per sfogarsi in un thriller gotico ambientato in un sinistro sanatorio, ricavato in un altrettanto sinistro castello delle Alpi svizzere. Dane DeHaan interpreta un giovane e ambizioso dirigente di una società finanziaria newyorchese che vola in Svizzera per recuperare il suo capo, in cura in un ospedale dove sembra aver perso completamente la testa. Verbinski sfrutta a dovere le cupe montagne svizzere (anche se alla fine aveva fatto un lavoro migliore Sean Penn, trasportando La promessa di Dürrenmatt nella Columbia Britannica), mentre una volta dentro il sanatorio cominciamo seriamente a rimpiangere il Grand Budapest. Poi, quando fanno la loro comparsa delle anguille assassine, siamo assaliti dal dubbio che si tratti di uno spin off della Maledizione del forziere fantasma.

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Chiudiamo con due film italiani. Il primo è Slam. Tutto per una ragazza, di Andrea Molaioli, tratto dal romanzo di Nick Hornby. La sequenza della clip pubblicata qui sopra è stata girata al Rive Gauche 2, uno storico pub di San Lorenzo, a Roma. Le aggiunte degli scenografi non sono riuscite a confondere un vecchio e assiduo (per diversi anni) frequentatore del locale, anche perché il bancone (con tutto quello che ci sta dietro) è inconfondibile. In uscita anche Non è un paese per giovani, viaggio cubano di Giovanni Veronesi con un bel trio di giovani attori italiani: Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo e Sara Serraiocco.

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