30 maggio 2022 09:59

Il 30 maggio, a Bruxelles, si terrà un vertice europeo straordinario dedicato all’Ucraina. Nella sua lettera d’invito, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel scrive che “la nostra unità è stata la nostra risorsa principale” dopo l’invasione russa, ormai tre mesi fa. “È il principio che ci guida”, ha aggiunto.

Malgrado queste belle parole, però, tra i 27 esistono forti tensioni che scuotono la tradizionale leadership di Francia e Germania, con una serie di critiche rispetto alla posizione dei due paesi sull’Ucraina e soprattutto alla volontà di mantenere un dialogo con la Russia.

Il 28 maggio il presidente francese Emmanuel Macron, accompagnato stavolta dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha parlato al telefono con Vladimir Putin. Gli appelli vani di Macron ormai sono innumerevoli, e anche stavolta i resoconti non lasciano intravedere alcun risultato, con un presidente russo sempre più inflessibile e minaccioso. E così un’ondata di accuse ha investito Macron e Scholz.

Un fossato inquietante
Una parte dell’Europa, soprattutto gli ex paesi comunisti, ritiene che la priorità sia quella di aiutare l’Ucraina militarmente e non di cercare una via d’uscita onorevole per Putin. Questi paesi rimproverano alla Germania di aver tentennato troppo prima di accettare l’idea di consegnare armi all’Ucraina, mentre la Francia è accusata di aver mantenuto viva l’illusione di un compromesso possibile con Putin.

Non si tratta solo di critiche da social network. Marko Mihkelson, presidente della commissione per gli affari esteri del parlamento dell’Estonia, paese dove la Francia ha inviato truppe nel quadro della Nato, ha dichiarato che Macron e Scholz sono “in stato di morte cerebrale”, riprendendo una formula usata dal presidente francese due anni fa a proposito proprio della Nato. “È incredibile, la Francia e la Germania aprono la strada verso altre violenze da parte della Russia”, ha attaccato Mihkelson.

Parigi, Berlino e Roma vorrebbero una fine negoziata della guerra

L’ex primo ministro lituano Andrius Kubilius ha invitato francesi e tedeschi a imitare la popolazione lituana, che in tre giorni ha donato denaro sufficiente per acquistare un drone turco da consegnare all’esercito ucraino. “È più importante di queste telefonate infinite con Putin”, ha dichiarato Kubilius.

Un fossato inquietante si è aperto tra la “vecchia Europa” dell’ovest e la “nuova Europa” a est, per riprendere una formula statunitense che risale alla guerra in Iraq. Parigi, Berlino e Roma vorrebbero una fine negoziata della guerra in nome della sicurezza a lungo termine del continente, mentre altri paesi si sentono incoraggiati dalle vittoria iniziali ucraine e ritengono che la vittoria militare sia possibile.

Abbiamo notato questa spaccatura quando Macron ha proposto una Comunità politica europea per evitare di integrare troppo rapidamente l’Ucraina nell’Unione. L’iniziativa è stata accolta favorevolmente a ovest e criticata aspramente a est.

Tutti i paesi dell’Unione – tranne l’Ungheria, naturalmente – sostengono l’Ucraina. Ma queste divergenze sugli obiettivi della guerra fanno correre un rischio ai 27. Il silenzio di Macron, che non ha più parlato dell’Ucraina dopo il suo discorso del 9 maggio, né ai francesi né all’estero, rende la sua strategia poco leggibile. È importante che il presidente francese spieghi e faccia chiarezza.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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