È durata qualche ora: uomini e donne, avvolti da una nuvola profumata, si sono sentiti uniti da una strana sensazione, quella che una volta si chiamava consenso nazionale.
Tutti insieme, la settimana scorsa, si trovavano nell’attico di Paolo Pazzaglia di fronte a Palazzo Chigi, guidati da una sola parola, l’unica in grado di definire una situazione particolare, fastidiosa.
Dicono che le idee migliori vengono sotto la doccia, ma
in questo evento, a dir poco unico, i convenuti sono stati accolti su appositi sedili e hanno magicamente capito di essere nella m…
Una parola d’ordine gridata all’improvviso, che ha reso tutto più chiaro e comprensibile. Una parola gridata dal profondo del cuore, una parola sospirata. Alla cena c’era un campionario intero di contesti di m… La sera erano in pochi, ma il giorno dopo molti, al risveglio, l’hanno mormorata, sussurrata.
Inizialmente da soli, con lo spazzolino in mano davanti allo specchio, poi in coro davanti alla rassegna dei titoli (deprimenti) dei giornali e a una tazza di caffè.
Alleggeriti e sollevati da un improvviso senso di libertà, 60 milioni di figli di Dante, il primo che la pronunciò, scoprono la gioia nel pronunciare l’impronunciabile, prima di accorgersi che qualcosa sta davvero cambiando.
I politici che smettono improvvisamente di fare false promesse, magari costretti a imbucarsi in feste altrui, leggi scritte sulla carta (igienica) passate e poi rispettate. Tutto diventa (o diverrà) più chiaro. Da oggi in poi nessuno ci può toccare, sfiorare; perché siamo nella merda, è ufficiale! Pertanto rassegniamoci, anzi festeggiamo questa percezione precisa. Abbiamo toccato il fondo. La merda.
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