Si chiamano shabbes goy in yiddish e goy shel shabbat in ebraico. Sono non ebrei che un giorno a settimana (il sabato) si mettono a disposizione di chi, per scelta o per obbligo nei confronti della religione, non svolge alcun tipo di attività.

Lo hanno fatto in tanti: Elvis Presley da ragazzino, Martin Scorsese e perfino il presidente Obama quando era senatore dell’Illinois.

È un ruolo utile per risolvere non pochi problemi per gli ebrei osservanti, una specie di start-up kosher che, con le dovute modifiche, potrebbe essere replicata da un settore della chiesa di Padova grazie a un preciso piano strategico, un po’ di marketing e un sito internet che puntano a diffondere

Nuovi stili di vita. Ebbene sì, la chiesa ha dato ufficialmente il via a un piano di battaglia contro lo shopping domenicale. Negozi e supermercati saranno divisi tra buoni e cattivi e inseriti in elenchi da esporre nelle bacheche delle chiese e nei bollettini parrocchiali. Un boicottaggio vero e proprio.

L’iniziativa è partita della diocesi di Padova ed è stata subito approvata dalla Confcommercio. Un’alleanza che non è sorprendente se si considera il sostegno e l’entusiasmo espresso della chiesa e dai sindacati alla giornata europea per le domeniche libere dal lavoro, organizzata lo scorso 4 marzo dalla European sunday alliance.

Mentre tutti (o quasi), tra sindacati e chiesa, sembrano contrari alle aperture domenicali, i commenti sulla rete fanno pensare diversamente. Si va dalle critiche insofferenti nei confronti del “collarini bianchi”, a cui bisognerebbe d’ora in poi chiedere il permesso per comprare il latte di domenica, ai velati sensi di colpa (tipicamente cattolici?) di chi prima si scagliava contro i taliban fondamentalisti e ora paragona l’Italia all’Afghanistan. Sentimenti di rancore e intolleranza riservati a quanto pare alle istituzioni religiose e mai espressi, invece, nei confronti del decreto liberalizzazioni sugli orari di chiusura dei negozi.

Attenzione, dalla vicina Israele arriva l’esempio di come una diatriba sul giorno di riposo può facilmente degenerare in una vera e propria battaglia sociale, in cui prevalgono sentimenti di odio e fastidio contro le istituzioni religiose, talvolta contro la religione in generale.

La legge in Israele proibisce l’assunzione di lavoratori durante lo shabbat, e di conseguenza non consentirebbe l’apertura di attività commerciali nel giorno del riposo sabbatico. Pur rinunciando alla clientela osservante, e nonostante le sanzioni pecuniarie, cresce sempre di più il numero degli esercizi commerciali e dei ristoranti che scelgono di aprire durante il sabato. E così il dibattito si sposta sul terreno fertile della tensione tra religiosi e laici.

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