19 gennaio 2012 00:00

Alla fine di dicembre la Banca centrale europea (Bce) ha fatto un’operazione straordinaria di finanziamento a tre anni per quasi 500 miliardi di euro, destinati alle banche dell’eurozona. Molti speravano che la decisione avrebbe contribuito ad alleviare la pressione sui paesi indebitati e avrebbe aumentato i prestiti alle imprese. Ma queste speranze sono andate deluse.

Come segnala Angelo Baglioni su lavoce.info, per ora l’unico effetto dell’operazione è stato che presso la Bce sono raddoppiati i depositi marginali con scadenza a 24 ore e remunerati a un tasso d’interesse molto basso: lo 0,25 per cento.

È fondamentale capire perché le banche non preferiscono investimenti più redditizi. Con l’aggravarsi della crisi gli istituti hanno bisogno di sempre maggiori riserve di liquidità per far fronte a necessità improvvise, come un massiccio ritiro dei depositi. Molte banche, inoltre, hanno già fin troppi titoli di stato di paesi a rischio nel loro portafoglio, tanto che alcune preferirebbero ridurne l’entità. Il possesso di questi titoli, infatti, rende sempre più difficile ottenere prestiti sui mercati internazionali.

La Bce non può continuare a finanziare le banche sperando che “facciano il lavoro per lei”, cioè sottoscrivano i titoli di stato. I motivi sono due: se la strategia non funzionasse (e in questo momento sembra che sia proprio così) finirebbe solo per aumentare i depositi presso la Bce; se invece funzionasse scaricherebbe i costi del rischio sul sistema bancario, con ripercussioni negative per l’economia.

Internazionale, numero 932, 20 gennaio 2012

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