22 maggio 2013 09:00

Secondo lo Stockholm international peace research institute (Sipri), nel 2012 la spesa militare dell’Italia è stata di 26,46 miliardi di euro, in calo di circa il 6 per cento rispetto al picco storico del 2008, quando aveva toccato i 28,16 miliardi. La crisi e i conseguenti tagli al bilancio hanno avuto un impatto – sia pure modesto – sulle spese militari italiane.

Su

lavoce.info Vincenzo Scrutinio compara le risorse assorbite dalla spesa militare (in rapporto al pil) rispetto ad altre funzioni dello stato come l’istruzione e la protezione sociale (spesa per abitazioni, famiglie, disoccupazione e spese di contrasto all’esclusione sociale). Il confronto fa riflettere: la nostra spesa militare risulta più o meno in linea con quella di altri paesi europei, di poco superiore rispetto a quella della Germania (+0,4 per cento del pil) e di quasi un punto percentuale superiore a quella spagnola, fortemente ridotta negli ultimi anni.

Colpisce il fatto che la spesa militare sia solo di poco inferiore a quella per la protezione sociale. Negli altri paesi la spesa militare è nettamente inferiore. Anche nell’Europa del sud, dove i programmi di assistenza sociale sono notoriamente bassi. In Spagna la protezione sociale riceve 4,5 punti di pil in più della spesa militare.

Certo, gli impegni internazionali e il fatto che una parte consistente della spesa militare sia impiegata in stipendi, rendono difficile un suo ridimensionamento. Ma la gravità della crisi e la necessità di trovare risorse in tempi rapidi per la protezione sociale impongono un’attenta riflessione sulle priorità.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it