01 ottobre 2009 00:00

Durante il governo di Hugo Chávez quasi un milione e mezzo dei 27 milioni di abitanti del Venezuela è stato sottratto all’analfabetismo, che tra gli adulti resta tuttavia alto (7 per cento). A più riprese Chávez ha ricordato che l’accesso all’istruzione è una parte irrinunciabile degli obiettivi d’inclusione sociale e indipendenza nazionale propri della sua “rivoluzione bolivariana”.

Dopo un dibattito parlamentare notturno, che secondo gli oppositori è stato strozzato, il 14 agosto è stata approvata una nuova ley de educación, presentata dal ministro dell’istruzione, Adán Chávez, fratello di Hugo. La legge ha suscitato proteste e manifestazioni di sostegno. Per realizzare l’obiettivo generale dell’inclusione e dell’innalzamento dei livelli d’istruzione per le nuove generazioni, è prevista una riorganizzazione profonda delle strutture scolastiche. Il loro funzionamento sarà affidato alle municipalità, e il contenuto dei corsi è prescritto in dettaglio dalla legge.

Qui in particolare si appuntano le critiche. Si rimprovera ai programmi di fare posto a un’educazione che esalta il ruolo dell’esercito e insinua un razzismo alla rovescia: per valorizzare il ruolo delle tradizioni degli indios si minimizza quello della componente demografica e culturale europea. Ceti benestanti, scuole e intellettuali cattolici, e insegnanti formano un blocco di oppositori che rendono difficile il cammino della legge.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it