30 settembre 2010 00:00

Lunedì è stato un giorno strano. Quando i vecchietti sono andati a comprare il Granma, hanno notato che le elezioni legislative venezuelane erano a malapena nominate.

Quella stessa mattina i gestori dei benzinai hanno ricevuto una busta sigillata con i nuovi prezzi della benzina. Ma l’hanno potuta aprire solo dopo aver saputo che il partito di Hugo Chávez non aveva ottenuto i due terzi all’assemblea nazionale. L’operazione di rincaro del combustibile è stata organizzata in assoluta segretezza. Quando gli automobilisti sono andati a fare benzina, hanno scoperto che dovevano pagare fino al 20 per cento in più.

I cubani hanno associato il risultato delle elezioni in Venezuela all’improvviso rincaro del carburante. E alcuni si sono accaparrati decine di litri di diesel, per paura che nei prossimi giorni il prezzo aumenti ancora.

All’Avana la preoccupazione è tangibile. Perfino i bambini delle elementari lo sanno: senza il sostegno incondizionato di questo vicino che ci vende petrolio a prezzi di favore, il sistema energetico nazionale potrebbe collassare da un momento all’altro. Ma sappiamo anche che se Caracas continuerà a inviarci aiuti così sostanziosi, il governo cubano non sarà obbligato a proseguire sulla strada dell’apertura economica e politica.

Il 26 settembre si decideva anche il nostro futuro. Ma la stampa e la tv di stato non hanno parlato della sensazione – a metà tra la paura e il sollievo – che ha attraversato l’isola da un capo all’altro.

*Traduzione di Sara Bani.

Internazionale, numero 866, 1 ottobre 2010*

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