19 giugno 2018 15:54

Un’esplosione e un incendio hanno improvvisamente travolto la fase del dopo elezioni in Iraq.

L’esplosione ha colpito un deposito di munizioni nascosto in una moschea legata al leader della coalizione Sairun, Moqtada al Sadr. Un vasto incendio ha invece distrutto le schede elettorali che avrebbero dovuto essere ricontate dopo le accuse di brogli.

I due incidenti hanno fatto alzare pericolosamente la tensione tra i vari avversari politici. Alcuni leader sciiti, compreso l’ex primo ministro Nuri al Maliki, agitano la minaccia di una possibile guerra civile.

La svolta scaturita a sorpresa da queste tensioni è stata la nascita di una nuova alleanza tra il leader di Sairun in persona e il capo di Al Fatah (la coalizione arrivata seconda al voto), Hadi al Amiri, l’uomo al comando delle milizie filoiraniane Badr. I due gruppi insieme hanno una maggioranza parlamentare che gli permetterebbe di formare il nuovo governo.

Il voltafaccia di Al Sadr
Questa nuova alleanza però ha sconvolto gli alleati laici del movimento sadrista. Cos’è successo? Perché Al Sadr ha ribaltato completamente la sua posizione?

Alcuni attribuiscono la svolta alle pressioni iraniane. L’esplosione dell’arsenale di Al Sadr potrebbe essere un esempio della rappresaglia a cui potrebbe andare incontro il movimento se spingesse l’Iraq lontano da Teheran.

Altri invece lo considerano un gesto tipico del comportamento politicamente instabile di Al Sadr, che è noto per i suoi trasformismi.

Per altri ancora questa svolta è un ritorno al passato, alla stessa coalizione sciita su base confessionale che ha dominato la formazione dei governi iracheni dal 2003 in poi. Invece di fare un passo avanti, siamo tornati al punto di partenza.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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