20 agosto 2019 16:20

L’atteso scontro tra l’esercito iracheno e le milizie sciite filoiraniane è già cominciato sui mezzi d’informazione. Il religioso Yousif al Nasri, leader della milizia Harakat al Nujabaa, ha accusato le forze armate regolari di essere costituite da gruppi di mercenari. “Sono inutili”, ha dichiarato Al Nasri in un’intervista al canale televisivo iracheno Al Ittijah. “I soldati sono pagati per scappare ogni volta che c’è un combattimento o esplode una tensione da qualche parte”.

Le sue dichiarazioni hanno suscitato indignazione tra l’opinione pubblica e i rappresentanti istituzionali. I leader dei partiti politici, perfino quelli di altre milizie sciite, hanno condannato queste accuse che colpiscono “l’orgoglio delle nostre forze armate nazionali e i suoi sacrifici nella battaglia contro il gruppo Stato islamico”.

Il ministro della difesa ha annunciato che agirà legalmente contro Al Nasri per le sue parole ostili e cariche di odio nei confronti dell’esercito.

Mobilitazione popolare
Lo scontro mediatico tra le due forze opposte della società irachena rispecchia le tensioni tra gli Stati Uniti e l’Iran. Washington infatti è responsabile dell’addestramento dell’esercito iracheno, mentre l’Iran addestra la maggior parte delle milizie sciite.

Il 16 agosto la piazza Al Tahrir di Baghdad è stata teatro di imponenti manifestazioni di solidarietà e sostegno all’esercito contro le accuse di Al Nasri. La rabbia della popolazione scaturisce non solo dalle parole di critica rivolte ai militari, ma anche da altre attività dei circa cinquanta gruppi paramilitari che continuano a immagazzinare munizioni nei quartieri residenziali delle città.

Il 12 agosto un’esplosione in un deposito di munizioni che apparteneva a una delle milizie ha scosso il quartiere di Abu Sheer, a nord di Baghdad, ferendo 29 persone, per lo più civili. E non è la prima volta. Solo negli ultimi due mesi almeno quattro depositi di questo tipo sono saltati in aria, uno dei quali nel quartiere di Al Sadr, una zona povera e molto popolosa della capitale.

La gente in Iraq si sta mobilitando contro la militarizzazione dei centri urbani e contro chi nasconde armi nelle vicinanze di abitazioni civili.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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