01 dicembre 2020 16:34

Fatima ha tentato per la seconda volta il suicidio una settimana fa cercando di lanciarsi dal ponte dei Martiri in un giorno affollato nel centro di Baghdad, ma suo marito e suo fratello sono riusciti ad afferrarla prima dello “scandalo”. Stavolta il suicidio non sarebbe stato nascosto, la giovane di 23 anni ha tentato di fare della sua morte una forma di protesta contro la società davanti a tutti i passanti. Una sua giovane amica ha scritto in un messaggio raccontando che per Fatima la vita con il suo marito psicopatico equivale a uno “stupro quotidiano”.

La sua storia è un normale esempio della violenza domestica che ogni giorno subiscono le donne in Iraq. Nel 2020 secondo la Commissione parlamentare sui diritti umani nel paese si sono registrati 17mila casi di violenza domestica.

Questa non è che la punta dell’iceberg della cifra reale. Per la società conservatrice irachena la tragica storia di Fatima è considerata un disonore da nascondere agli altri. La pandemia di covid-19 e la perdita di posti di lavoro hanno lasciato a casa molti uomini sempre più depressi. Le donne, che costituiscono la metà della società, e che per il 49 per cento sono al di sotto dei quarant’anni, “sono sempre vittime della rabbia degli uomini”, secondo l’antropologa Asmaa Jamil.

Le ong irachene hanno tentato di intensificare la pressione sul parlamento affinché venga realizzata l’antica promessa di adottare una legislazione che protegga le donne dalla violenza domestica. Ma i loro sforzi si sono dovuti scontrare con la strenua resistenza dei partiti religiosi che controllano l’assemblea.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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