13 luglio 2021 14:51

La giornalista A.S., 52 anni, ha riottenuto la figlia dal padre quando la ragazza aveva 14 anni. Con le lacrime agli occhi, mi ha raccontato la storia della sua battaglia per riavere la figlia, combattuta contro il marito, emigrato in Germania, e contro la famiglia di lui. “È stata una lotta su tre fronti in contemporanea. Perfino con mia figlia adolescente, per convincerla che non era colpa mia”, mi ha detto la madre. Anche se in base a una legge del 1959 l’affidamento dei figli spetta alla madre, la pressione delle famiglie è stata più forte della legge. Alla fine A.S. ha riavuto la figlia perché il padre era morto per un attacco di cuore.

Questa e altre storie sono diventate oggetto di un’aspra battaglia tra il parlamento e le ong riguardante il diritto delle donne all’affidamento dei figli. In parlamento, la commissione giustizia e la commissione per le donne, la famiglia e i bambini, insieme alla gran parte delle coalizioni politiche, stanno facendo forti pressioni per cambiare l’articolo 57 della legge sullo statuto personale del 1959. La modifica mira a sottrarre il figlio o la figlia alla madre e trasferirne la tutela al padre nel caso in cui la madre concluda un secondo matrimonio dopo il divorzio dal primo marito.

Ong e società civile denunciano che la riforma va contro i diritti delle donne e dei bambini

I casi di divorzio in Iraq stanno crescendo rapidamente: nel 2020 ne sono stati registrati 8.245 nelle città irachene, senza contare la regione curda. Il dato dei divorzi non formalizzati è sicuramente molto più alto.

Hussain Eqabi, membro della commissione giustizia del parlamento, ha proposto l’emendamento “per proteggere la giovane figlia dalle molestie sessuali del nuovo marito”. La maggioranza delle donne legate ai principali partiti l’ha appoggiato, fornendo esempi di molestie di questo tipo. Il 1 luglio il parlamento ha avviato la prima lettura dell’emendamento. Solo tre donne si sono schierate contro.

D’altra parte, 600 donne appartenenti alle ong e alla società civile si sono fermamente opposte alla modifica e hanno firmato una petizione indirizzata al presidente, al primo ministro e al parlamento: “La modifica va contro il diritto delle donne ad avere l’affidamento del proprio bambino e contro il diritto del bambino di stare con sua madre”, sostengono nella petizione. Per adesso il voto è stato rimandato, ma solo in attesa di un momento più opportuno per l’approvazione definitiva.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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